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Molly's Game

Regia di Aaron Sorkin vedi scheda film

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La recensione su Molly's Game

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Da campionessa olimpionica di sci acrobatico, a regina dei locali di gioco d’azzardo nell’esclusivo giro del poker, il salto è breve, quasi quanto quello del trampolino da cui Molly Bloom volteggia in aria per finire violentemente scaraventata a terra dopo una prova tecnicamente perfetta, compromessa dal distacco fortuito di uno sci.

Questa la molla che spinge l’intelligentissima ragazza a cambiare radicalmente interessi, trovandosi in poco tempo al centro di una bisca di denaro che la rende una delle donne più ricche e potenti degli States, regina di un locale frequentato dal jet set più esclusivo del mondo del cinema, sport e televisione.

Fino a divenire oggetto d’attenzione della mafia russa, e quindi dell’FBI, che la arresta al proprio domicilio durante una drammatica e concitata notte.

Da quel momento, per Molly, ritrovatasi povera e senza più nessuno con cui potersi confidare, si tratterà di ricominciare, ammettendo le proprie responsabilità.

Dalla sua parte solo un abile e costosissimo avvocato di colore che, rinunciando dopo molte riluttanze al proprio cachet, si concentra a tal punto sul caso da azzeccare in pieno la dinamica di difesa e riuscendo a far ricadere sull’accusata, una condanna coerente e dignitosa.

La storia vera di Molly Bloom viene trasposta per il cinema attraverso la scrittura di Aaron Sorkin, già sceneggiatore di successo dai tempi di Codice d’Onore, passato poi ad altri successi come Il Presidente-Una storia d’amore a The social Network.

La storia ha dalla sua il pregio di costruire una figura di donna che, pur avvenente, rinuncia completamente al compromesso di concedersi per la grazia ricevuta, ma puntando altresì unicamente sulla propria intelligenza e determinazione, le stesse che la resero in gioventù una campionessa da battaglia, la migliore nonostante le serie problematiche alla spina dorsale che, nonostante tutto, non la fermarono, anzi la resero una combattente ancora più motivata.

Il film tuttavia, lunghissimo, parlatissimo e a causa di ciò a tratti quasi estenuante, si concentra sin troppo su un io narrante insistente se non invadente, e finisce poi per concentrarsi in una costruzione tattico-processuale che, nonostante la bravura e l’appeal sexy della coppia Jessica Chastain/Idris Elba, finisce per risultare troppo verboso e troppo poco incalzante per avvincere come sarebbe lecito aspettarsi.

Il personaggio della protagonista, grazie anche alla verve collaudata della Chastain, che si ripropone a breve distanza di tempo in una sorta di nuova Miss Sloane (ma questo film tutto sommato rende meglio dell’affaticato precedente) funziona piuttosto bene, così concentrato nel suo mestiere di sportiva prima, e di regina delle bische clandestine dopo, utilizzando con successo la medesima tattica di autodeterminazione per imporsi in due aspetti, due discipline, due modi di far valere la propria tattica d’azione, fino almeno a quando il destino non si concentra a suo sfavore, accanendosi e rendendo impossibile la garanzia di un successo definitivo.

Nel ruolo del freddo e implacabile padre della nostra sportiva, troviamo un Kevin Costner in gran forma, in grado di sostenere il suo ruolo anche quando, inizialmente, deve ringiovanirsi di almeno una decina d’anni.

 

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