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Le lacrime amare di Petra von Kant

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Le lacrime amare di Petra von Kant

di port cros
10 stelle

Petra Von Kant, stilista caustica e arrogante, vive in un appartamento-atelier a Brema, dove maltratta la cameriera-segretaria Marlene, che rimane silente e remissiva per tutto il film, al punto che non sappiamo se sia effettivamente muta o meno. Petra, reduce da matrimoni falliti e con una figlia in un prestigioso collegio, si innamora della giovane e bella Karin (Hannah Schygulla), ragazza di umili origini che aspira ad una carriera da modella. Di Karin, Petra invidia la giovinezza e la spregiudicatezza; nel rapporto con lei cerca un amore che rivitalizzi la sua vita vuota; ma il suo amore cela anche ad un desiderio di possesso. La invita quindi ad andare a vivere nel suo appartamento, ma l’idillio finisce presto e la relazione diventa problematica quando la gelosia della possessiva Petra verso la ragazza, che continua frequentare uomini, fa esplodere tensioni tra le due. L’arrogante Petra rimane così vittima del potere manipolativo di Karin, perché la ragazza non si farà scrupoli a piantarla in asso dopo aver ottenuto ciò che voleva. Petra, umiliata ed abbandonata, scivolerà sempre più verso la depressione e l’autodistruzione, intrappolata nel suo appartamento claustrofobico affollato di manichini, continuando ad infierire sulla povera Marlene e respingendo a male parole chiunque tenti di aiutarla, comprese la madre e la figlia. Dopo un’ultima crisi isterica che la porta sull’orlo del suicidio, Petra, con l’aiuto della madre, riesce a decidersi a voltare pagina, anche cambiando il suo atteggiamento verso Marlene, chiedendole scusa per il trattamento che le ha inflitto: ma, nel sorprendente finale, la silenziosa cameriera, incapace di concepire la loro relazione in maniera diversa dalla dinamica serva-padrona, di fronte alla prospettiva di essere trattata con rispetto fa la valigia e abbandona Petra.

 

 

Trasposizione cinematografica di una pièce teatrale dello stesso Fassbinder, “Le lacrime amare di Petra von Kant” è un dramma incentrato sui rapporti di dipendenza e di potere celati all’interno delle relazioni sentimentali: Petra, che si illudeva di dominare la giovane e inesperta Karin come domina Marlene, finisce per essere soggiogata dalla ragazza, più spregiudicata di lei e favorita dall’età e della bellezza. Purtroppo per Petra, la dolorosa presa di coscienza che la fa maturare non la conduce alla felicità, anzi si troverà completamente sola, abbandonata persino da Marlene, che non ammette tra di loro un rapporto diverso dal dominio. Fassbinder quindi, all’inizio degli anni ’70, una decina d’anni prima di Querelle, osa coraggiosamente girare un film che ha al centro una relazione lesbica (mi chiedo se in Italia l’abbiano fatto uscire nelle sale).

 

 

Il film mantiene una forte impostazione teatrale, ad esempio nell’unità di luogo (l’azione si svolge interamente all’interno dell'appartamento-atelier di Petra), e nella divisione in sei “atti”. Si tratta di un film tutto rigorosamente al femminile: non un solo personaggio maschile compare nell’intera pellicola, l’unica presenza virile sono i nudi del quadro Mida e Bacco” di Nicolas Poussin, la cui riproduzione occupa un’intera parete dell’appartamento di Petra, e quindi occupa in moltissime scene il centro dell’inquadratura (con il pene di uno dei personaggi ad incombere sulle protagoniste).

 

 

 

Il film si muove con un ritmo lento all’interno di uno spazio claustrofobico in cui ci sentiamo, al pari della protagonista, intrappolati. Sebbene i dialoghi costituiscano la parte fondamentale della messinscena, la regia è semplicemente strepitosa: Fassbinder costruisce con cura meticolosa tutte le inquadrature, stupendoci con la perfezione di tutti i movimenti della macchina da presa all’interno dello spazio chiuso: quando inquadra le scarpe dei personaggi o quando il volto di Petra riflesso nello specchio mentre si rivolge all’amica Sidonie, come se stesse in realtà parlando a se stessa o forse a noi spettatori, quando costruisce dispone geometricamente i personaggi nello spazio, quando pone il pene della rappresentazione pittorica al centro dell’inquadratura, ogni scena è studiata nei minimi dettagli. 

 

 

Anche gli abiti bizzarri e le parrucche diverse indossate da Petra per ogni “atto” del film (con la capigliatura maturale nell’incipit e nel finale), come la colonna sonora che si muove tra verdi e i Platters ci rivelano la cura per i dettagli di Fassbinder, ancora più sorprendente se si pensa che questo film è stato girato in soli dieci giorni!

 

 

Le attrici sono tutte di grande bravura: Margit Carstensen è una Petra von Kant straordinaria, la fascinosissima Hanna Schygulla, musa prediletta dal regista, non poteva mancare, ma la più sorprendente è Irm Hermann, efficacissima senza enza pronunciare una sola parola.

 

 

Forse non facilissimo da seguire, ma a mio pare il migliore di Fassbinder, insieme a Veronika Voss e al matrimonio di Maria Braun.

 

 

 

 

 

 

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