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Polaroid

Regia di Lars Klevberg vedi scheda film

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La recensione su Polaroid

di Furetto60
5 stelle

Horror infarcito di stereotipi,ma nel complesso, tutto sommato passabile.

La giovane Sarah e la sua amica Linda, si trastullano a rovistare nella soffitta di casa. Mentre saccheggiano uno scatolone pieno di cianfrusaglie inutili, le ragazze s’imbattono in una vecchia macchina fotografica “polaroid” pieghevole in ottime condizioni, provano a usarla e funziona regolarmente, tuttavia mentre Linda va via, a Sarah, succede qualcosa di brutto. Bird Fitcher adolescente problematica, riceve in regalo proprio quella macchina fotografica Polaroid, che in questa epoca di tecnologia digitale, è un oggetto obsoleto e inutile, ma negli anni settanta, per un certo periodo, spopolò, poiché consentiva la quasi immediata visione di quanto fotografato, senza aspettare i canonici tempi di sviluppo e stampa, che richiedevano perlomeno una settimana di attesa, fu una rivoluzione che gli over sessanta, ricordano sicuramente. Appassionata di fotografia e di oggetti d’antiquariato, Bird entusiasta del regalo, comincia a scattare foto ai suoi amici. Un’inquietante ombra, però, sembra comparire sullo sfondo delle foto, spostandosi da una foto all’altra, solo dopo che la persona ritratta è barbaramente assassinata. Bird vede morire, di volta in volta, davanti ai suoi occhi tutti quelli che ha fotografato. Stephen King, che in materia è un maestro, in uno dei suoi tanti saggi sul tema della paura, sosteneva che gli horror fanno capo a quattro o cinque archetipi essenziali, Polaroid appartiene a quello dei dispositivi tecnologici, posseduti da spiriti malvagi o entità maligne, esempi ce ne sono a bizzeffe, gli appassionati ricordano “poltergeist dove un apparecchio tv diventava strumento di terrore, poi a seguire sono arrivate le videocassette maledette di “Ring”, poi “pulse” che portava i fantasmi cattivi, attraverso internet, o “The call” con il cellulare maledetto, Unfriended dove il pericolo soprannaturale era su skype. Qui facciamo marcia indietro nel tempo e troviamo una macchina fotografica, da negozio d’antiquariato, posseduta da un’ entità diabolica, che colpisce coloro che hanno la sventura di essere immortalati, la protagonista come da copione classico, è una fragile e timida adolescente con un tragico evento alle spalle, e la sua lotta contro lo spirito maligno della macchinetta, ha tutte le caratteristiche del racconto di formazione. Viene finalmente notata dal belloccio che l’aveva sempre ignorata e in più esce allo scoperto, per aiutare i suoi amici e per persuadere gli adulti, che come di prammatica sono scettici, e giudicano la faccenda, solo una tragica catena di eventi e non una maledizione soprannaturale. I cliché compaiono quasi tutti, con diverse sbandate nella sceneggiatura. Molti jumpscare, ma poca tensione o suspense, anche se il regista si è avvalso di un buon direttore della fotografia. L’ambientazione invernale, in un paese dove nevica sempre, offre l’occasione per immagini suggestive, che virano sui colori freddi, non c’è quasi mai luce naturale, se non nelle scene all’aperto, con un cielo perennemente plumbeo. Film, privo di scene truculente, con molte e colte citazioni: le scene ambientate tra la neve ricordano sia  Shining, di Kubrick che Fargo dei fratelli Coen. “Polaroid” non aggiunge nulla di nuovo al genere, tuttavia nel suo piccolo, è un horror tutto sommato passabile

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