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Styx

Regia di Wolfgang Fischer vedi scheda film

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La recensione su Styx

di leporello
7 stelle

   Scimmie, alte, sul porto di Gibilterra. Scimmie dall’aspetto non troppo sano, né troppo socievole. Annoiate,  si trascinano nella jungla di cordame e cemento messo in piedi dal Genere Umano, scendono e salgono su scalette di ferro arrugginito probabilmente in cerca di cibo, una caccia innaturale che le snatura, e che forse, chissà, incammina le scimmie nel percorso  verso un futuro (non del tutto) fantasioso verso quel Pianeta già raccontato al cinema in un noto film di culto.
Una strada di notte, qualche idiota al volante di grosse cilindrate, un incidente al semaforo. E una dottoressa che accorre, seguendo l’istinto che il suo mestiere le ha inculcato, quello di salvare chi è in pericolo.
E’ questo l’incipit  doppio di “Styx”. Dopo di che è tutto mare.


   La “Asa Gray”, barca a vela ben equipaggiata sulla quale la dottoressa Rike si rifugia per sfuggire agli orrori della civiltà (seguendo di nuovo un istinto, quello di auto-conservazione), prende il largo fiancheggiando un enorme mercantile in manovra, l’ultimo mostro da schivare prima dell’agognata quiete, inseguita in piena e voluta solitudine. Ma la fuga è inutile: la rotta dell’Asia Gray incrocia quella di un barcone alla deriva carico di voci che gridano aiuto, e l’istinto, gli istinti di Rike si incagliano su quelli di una piccola folla di disperati, costringendola a cambiare programma.


   Film per forza di cose scarsamente dialogato,  dove la voce del silenzio che evapora dalla superficie dell’acqua si accompagna solo di tanto in tanto ai saltuari contatti-radio con i quali la protagonista cerca invano collaborazione dalle “scimmie” che tengono in mano, da terra, i fili del tragico teatrino cui siamo da tempo abituati. Abituati forse no, dipende.


   In un epoca il cui la Cattiveria, nata dall’unione blasfema, incestuosa ed orribile tra Egoismo e Ignoranza, altera volutamente il nome del suo antagonista chiamandolo “Buonismo” per nascondere così le sue origini bastarde ed ingloriose,  dove la Menzogna premia a furor di popolo  i cattivi, conferendo loro il Potere per acclamazione finto-democratica ,  questo film di Wolfgang Fischer (nomen omen, evidentemente) scaglia il suo silenzioso dissenso in maniera orgogliosa, determinata, semplice. Un cerchio nell’acqua, purtroppo, che si fa onda e debolmente  si allarga in silenzio,  muovendo appena le schiume pestilenti e mefitiche di un mare morente che aspetta in lutto di bagnare il suo fantasioso Pianeta di Culto, è l’unico risultato che temo possa ottenere.
 

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