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Quasi nemici - L'importante è avere ragione

Regia di Yvan Attal vedi scheda film

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La recensione su Quasi nemici - L'importante è avere ragione

di Furetto60
7 stelle

Commedia francese, intelligente e ben recitata. Effervescente la sceneggiatura

Parigi oggi. Nell’Università Panthéon-Assas, la giovane francese di origini africane Neïla Salah, alias Camélia Jordana, si è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Al suo primo giorno di lezione, giunta con un piccolo ritardo, viene per questo attaccata e offesa, dal professor Pierre Mazard alias Daniel Auteuil, un decano di Diritto antipatico e scostante, che si pone nei confronti degli allievi, con supponenza e protervia.Questi si rivolge alla ragazza a suon di battute razziste, deridendola anche per l’abbigliamento “informale “tutto viene ripreso dai puntuali smartphone degli studenti e rilanciato sul web, in maniera virale. Si crea un caso,Mazard  viene pesantemente redarguito dal Rettore dopo le legittime rimostranze di studenti e genitori e per evitargli serie conseguenze disciplinari, costui gli dà l'occasione per riscattarsi, cioè dare lezioni "private"di retorica alla giovane "vittima", preparandola per una gara accademica tra diversi atenei. Parte in sordina ma poi comincia a ingranare e a vincere sempre.Le lezioni “coatte"si sostanzieranno in continui confronti dialettici, dominati dalle loro differenze generazionali, sociali ed ideologiche,  inconciliabili in principio, almeno fino all'esaltante punto d’incontro che si realizza nel secondo tempo.Insomma quella che appariva una punizione, nel prosieguo dell' esperienza si  traduce  di fatto in un momento di crescita e incontro, la scoperta del valore della comunità educativa. Commedia molto interessante che offre molteplici spunti. All’interno più argomenti da approfondire, Anzitutto c’è il tema del rapporto maestro-allievo. Da un lato c’è Neïla, ambiziosa ma ancora immatura, piena di risentimento, e non ancora integrata e dall’altro, il prof. Mazard, uomo arrivato  come accademico, ma caratterialmente irritante e provocatorio, che con sgarbata indelicatezza, si relaziona  "male"con i suoi studenti, quindi un vibrante e continuo confronto/scontro, dal tono incandescente tra il professore, uomo all'antica, legato alle culture classiche, e la studentessa, Millenial, che lo guarda con dubbi e diffidenze. I due mondi che dividono i protagonisti, vengono ben rappresentati nella Parigi, che fa da sfondo alla vicenda, dove la scelta delle location da parte del regista, si sviluppa sapientemente attraversando hotel e ristoranti di lusso, frequentati abitualmente dal Mazard, in netta antitesi alle abitazioni piccole, dismesse e popolate della "banlieue" parigina, in cui vive la ragazza.Da brillante anello di congiunzione, sono i siparietti in metropolitana, dove il professore mette alla prova la giovane donna, ma soprattutto dove lui stesso comincia ad aprirsi nei suoi confronti, proprio nell’ambientazione più eterogenea che ci possa essere.

Questo cortocircuito iniziale col tempo non solo si ricompone, ma diventa un importante momento di crescita per entrambi. Il prof. Mazard recupera il passo giusto nell’esercizio della propria professione, mentre Neïla ha finalmente l’opportunità per superare la logica del sospetto e affidarsi al percorso formativo che le si apre davanti. Altro tema sfiorato è l’uso distorto dei social, un incidente piccolo si apre ad una dimensione virale amplificata,  quando i giovani condividono tutto in Rete, che talvolta diventa pericoloso strumento di divisione anziché di inclusione. A queste riflessioni si aggiunge infine, la spinosa questione dell’integrazione, razziale che in fondo è il vero cardine della pellicola,nella Parigi di oggi, l'accoglienza degli stranieri che un tempo era una delle prerogative più pregiate ed evolute di un popolo  per definizione multietnico , non è più tanto scontata.

Ottima la performance di Daniel Auteuil, che caratterizza con abilità il ruolo del professore disilluso, cinico e altezzoso, ma non del tutto  rassegnato. La sceneggiatura è frizzante e scoppiettante, catapultandosi tra invenzione lessicali e ribaltamenti, tra battute scorrette e piroette dialettiche, ricca di amaro umorismo. "La verità non importa, ciò che importa è avere sempre ragione “, questa la citazione, che fa da sottotitolo ufficiale,e che è il "leitmotiv" del film. L’eloquenza, allora, è la chiave di volta, è lo strumento che consente, quando ben usato di ottenere sempre ragione, anche quando non la si avrebbe, perchè in fondo a conti fatti è solo questo che conta.La scena finali in cui vediamo la ormai Avvocatessa Salah, catechizzare con sicurezza e spregiudicatezza, un rapinatore recidivo è molto "eloquente".

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