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Napoli velata

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Napoli velata

di Furetto60
6 stelle

Bizzarro, ambizioso e provocatorio film di Ferzan Özpetek. Non tra i migliori. Cast strepitoso

Ferzan Özpetek, gira un film bizzarro, ambizioso e provocatorio, posando uno sguardo insolito sulla città partenopea, evitando le meste evocazioni degli scenari, alla Gomorra, indugiando invece sul suo aspetto più barocco ed esoterico, quello ricco di riti e tradizioni arcane, spesso oscure anche ai suoi stessi abitanti. Comincia con l’inquadratura di una scala ellissoidale, che ci porta all’interno del Palazzo Mannajuolo, ove si sta svolgendo uno sguaiato e violento rito pagano, quello della “figliata dei femminielli”, ovvero del parto maschile. Dopo l’esecuzione della colorita cerimonia, una delle spettatrici, Adriana alias ,Giovanna Mezzogiorno, medico anatomo-patologo, quarantenne e single, incontra Andrea, alias Alessandro Borghi, un bello e giovane uomo, dal quale si fa sedurre molto volentieri. Trascorrono una notte di sesso bollente e selvaggio, al risveglio si danno appuntamento al museo archeologico, nel cosiddetto “gabinetto segreto”, pieno di opere a sfondo erotico e sessuale, ma a quell’incontro pomeridiano, Andrea, non ci arriverà mai. Adriana, delusa riprende il lavoro e durante un’autopsia di routine, s’imbatte proprio nel cadavere sfigurato, del suo focoso amante di una notte. È solo l'incipit di un'indagine poliziesca ed esistenziale, nelle viscere di una Napoli da girone infernale, alla ricerca di un indizio che possa chiarire il suo burrascoso passato, dove si cela un rimosso tragico e al contempo a caccia di un misterioso assassino, che presumibilmente è lo stesso che s’introduce pure nella sua abitazione, rovistando nelle sue cose, per rintracciare qualcosa di misterioso. Andrea è coinvolto in un giro di contrabbando di opere d’arte, intanto la polizia entra in possesso di foto nude di Adriana , scattate a sua insaputa, dal suo occasionale amante, mentre lei dormiva, che le verranno restituite, da un innamorato poliziotto, tale Antonio, Adriana incrocia poi un sosia di Andrea, che si presenta come Luca suo gemello, lo accoglie in casa sua con grande slancio, perfino attratta da lui, ma poi ne è spaventata perchè si rivela morboso e geloso di Antonio, forse è un fantasma, poi si intuirà che è solo una proiezione della sua mente. Sempre a cavallo tra magia e superstizione, Adriana, in compagnia del fidato amico Pasquale e dell’amica Catena, nonchè dell’enigmatica zia, si muove nei vicoli di Napoli, alla ricerca della sue verità, incontrando le mefistofeliche Ludovica e Valeria, una coppia di antiquarie "sui generis". Si reca presso l’ex convento di Napoli, dove interroga una “medium,” poi per decifrare il significato di alcuni misteriosi numeri, assiste alla “tombola vajassa”, un gioco sfrontato e pittoresco, cui partecipano i femminielli, sulla terrazza panoramica della Certosa di san Martino al Vomero, per finire poi al mercato del Borgo di Porta Nolana, dove Pasquale si beve la sua ultima limonata, prima di tirare le cuoia, Adriana pensa ad un avvelenamento, prima di essere smentita dal medico legale, la sua ex collega Liliana .La recensione è contorta perché il film è contorto.Seguendo l’arzigogolato intreccio che Ozpetek propone allo spettatore, si attraversano diversi generi, si comincia con un inizio “hot” un torbido rendez- vous , dai forti connotati erotici, per passare a un classico giallo, con tanto di misterioso omicidio, fino al thriller psicologico, attraversando anche un panoramico e originale documentario su Napoli. Poi, si giunge ad un finale sconcertante, incapaci di capire se si è assistito ad un misterioso capolavoro, dalle tante chiavi di lettura, o ad una mistificazione velleitaria. Leggo commenti di ogni tipo. Chi parla di lavoro geniale, chi di film originale, chi di film addirittura offensivo.Il regista ha firmato opere importanti ed è un cineasta di sicuro valore, tuttavia in questo caso, ho avuto l’impressione, che abbia voluto strafare, entrando in un territorio troppo astratto, andando al di là delle sue stesse intenzioni, spingendo troppo il pedale su un surrealismo onirico, giocando molto con le metafore e le allusioni .Alla fine il lavoro risulta troppo cervellotico, un vero rompicapo, che può piacere a quegli spettatori appassionati di film “rebus”, che adorano lambiccarsi il cervello per decifrare il significato delle pellicole, ma che lascia interdetti quelli come me, che aspirano a soluzioni più chiare. Il cast è semplicemente strepitoso e in gran forma .Oltre alla già citata Giovanna Mezzogiorno, occorre ricordare l’istrionico Beppe Barra, la sempre convincente Anna Buonaiuto, l’indimenticabile Angela Pagano. Anche le comparsate di Maria Pia Calzone, Isabella Ferrari e Lina Sastri e Luisa Ranieri sono efficaci, forse più incolore la prova di Alessandro Borghi.

 

 

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