La recensione su Napoli velata

di MrTorrins

7 stelle

Un Ozpetek affascinante ma un po' impantanato nei suoi punti di forza

Con Napoli velata Ozpetek mi ricorda l'ultimo Fellini e non per lo stile di regia ma per l’atteggiamento che mette l’estetica prima di tutto il resto (ma il cinema è molto di più).

Darei 10 e lode a diverse scene di questo film di Ozpetek, forse complice l’ambientazione in una città che non ce la fa a limitarsi a fare da sfondo (straordinaria la scena in cui la macchina da presa danza sui soli arredi di una stanza tipica della Napoli antica evocando i ricordi della protagonista con la sola aggiunta in sottofondo di voci e rumori di una festa,) ma sono purtroppo voti dati a singoli momenti del film a volte isolati da quella coralità, da quel divenire in crescendo che alla fine rende il film un tutt'uno. Diverse scene, magistrali se viste da sole, non hanno un ruolo sufficientemente definito e potrebbero essere tagliate o accorciate senza per questo intaccare la storia (vedi ad esempio le scene di sesso iniziali).

In sostanza la storia è valida ma rallenta per indugiare nell’esaltazione di quell’estetica di cui Ozpetek è artefice e vittima proprio quando invece avrebbe bisogno di maggior ritmo per assecondare il suo "divenire", divenire ulteriormente penalizzato da una non sempre limpida coerenza nei comportamenti dei personaggi (Maria Pia Calzone, commissario di polizia premurosa e pignola, brava ma non credibile - e non è colpa dell'attrice - quando non batte batte ciglio alla rivelazione dell’apparizione di una nuova persona, collegata alla vittima, nella vita della protagonista).

Infine molto e forse troppo è caricato sulle spalle di una straripante Mezzogiorno che sa fare ed essere di tutto tra cui anche essere bella in un momento e apparire brutta poco dopo.

Peccato perché Napoli velata è una pellicola comunque da non perdere (fosse solo per il finale geniale e per le chicche artistiche non solo cinematografiche che contiene). Spero, considerato altre opere recenti di Ozpetek tipo Rosso Istanbul, che in futuro il lavoro del regista turco non continui a manifestare tossicodipendenza estetica.

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