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Papillon

Regia di Michael Noer vedi scheda film

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La recensione su Papillon

di barabbovich
4 stelle

Ci vuole un bel fegato a girare il remake di un capolavoro del genere carcerario, per di più interpretato da due giganti come Steve McQueen e Dustin Hoffman. E ce ne vuole ancora di più nell'affidare l'intera operazione a una coproduzione serbo-montenegrina-maltese, con attori ben poco noti (sebbene Charlie Hunnam sia stato protagonista tutt'altro che carismatico di Civiltà perduta e Rami Malek sta per assurgere a massima notorietà grazie all'interpretazione di Freddy Mercury). La storia ricalca quasi filologicamente quella del film del 1973 firmata da Franklin Schaffner, con un lungo prologo che ci fa vedere il protagonista Henri Charriere (Hunnam), detto Papillon per via del vistoso tatuaggio che porta all'altezza dello sterno, che si muove con disinvoltura nella Parigi degli anni '30, rubando a destra e a manca al servizio di un boss vendicativo. Finisce ingiustamente in carcere e viene spedito nella Guyana Francese, dove conosce il falsario Louis Dega, omino pieno di soldi ma fragile e pauroso, minacciato continuamente. Papillon non fa che progettare la fuga. Ci riesce una prima volta, finisce in isolamento inizialmente per due e poi per cinque anni, fino a quando tenta l'impossibile.
Tratto dalla storia vera scritta dallo stesso Henri Charriere - un best seller da milioni di copie e traduzioni in 30 lingue - il film di Michael Noer si dilunga in dialoghi verbosi, pigia sul pedale del legame tra i due protagonisti accentuando la componente velatamente omosessuale, non risparmia all'occhio dello spettatore più di un particolare cruento ma non ha nerbo. Veleggia insomma su un registro drammaturgico piuttosto uniforme e con pochi sussulti, affidandosi a due personaggi con cui è difficile entrare in empatia.

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