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La forma dell'acqua

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La forma dell'acqua

di Utente rimosso (cinerubik)
8 stelle

L'amore non ha bisogno di parole né tantomeno di forma per germogliare.

 

Nella Baltimora dei primi anni sessanta vive Elisa (Sally Hawkins), orfana e muta da quando riesce a ricordare. Lavora come addetta alle pulizie in uno dei molti laboratori dentro i quali, nella ricerca del sensazionale e destreggiandosi tra assurdi scontri gerarchici, si combatte (a distanza) la guerra fredda tra USA e URSS. La vita di Elisa scorre senza impennate con le sole compagnie dell'amica/collega di colore Zelda (Octavia Spencer) e dell'anziano disegnatore Giles (Richard Jenkins) che passa le giornate guardando film e show televisivi rimpiangendo scelte fatte nel passato. Quando una misteriosa creatura anfibia  dall'aspetto umanoide (venerata dagli indigeni) viene catturata nei fanghi dell'Amazzonia, portata al laboratorio e sottoposta ai crudeli e violenti esperimenti del colonnello Jenkins, Elisa s'impietosisce e ne rimane affascinata arrivando a provare perfino attrazione fisica. L'amore per quell'essere la spingerà a progettarne la liberazione.

 

locandina

La forma dell'acqua (2017): locandina

 

Guillermo Del Toro imbastisce una storia d'amore fiabesca (La bella e la bestia o il principe rospo per citare solo alcuni "ricalchi") rimarcando la cecità dei sentimenti nella ricerca della bellezza interiore. Il regista messicano utilizza la sua arte con il magistrale incanto di precedenti opere (su tutte il Labirinto del Fauno) e alternando con sagacia momenti di cinema puro a passaggi molto poetici. In questo percorso, a dire il vero molto lineare e schematico (personaggi dai ruoli ben definiti), Del Toro omaggia il cinema fino agli anni sessanta con citazioni fugaci (e meno) di The Story of Ruth e Mardi Gras, proiettati nel cinema sottostante l'appartamento di Elisa. Dal piccolo televisore di Giles, inoltre, riaffiorano brandelli di musical come Il Piccolo Colonnello con la baby prodigio Shirley Temple che sale le scale a suon di tip tap oppure una Betty Grable incappucciata nel memorabile Coney Island e anche il meno noto Four Jills in a Jeep dal quale prende l'aria la romantica You'll Never Know grazie alla voce di Alice Faye. Dolce in fondo fanno capolino anche la spensierata Chica Chica Boom Chic di Carmen Miranda oltre a qualche vinile di Glenn Miller e la sua orchestra. Impossibile sostenere che l'atmosfera vintage non sia coinvolgente.

 

If we do nothing, neither are we.” "Se non facciamo niente, non siamo nulla." gesticola Elisa rivolgendosi a un Giles poco propenso ad aiutarla a "rapire" l'anfibio.

 

Sally Hawkins, Richard Jenkins

La forma dell'acqua (2017): Sally Hawkins, Richard Jenkins

 

Una piccola perla fantasentimentale che ce la racconta bene seppure ai più non sarà parsa poi così originale: il simil mostro della laguna nera, ancora U.S.A. vs Unione Sovietica, la curiosità di una creatura d'altro mondo che si trova di fronte televisore, cinema e civiltà e la stolida cocciutaggine dei piani alti delle gerarchie.

 

Se l'invio della cagnetta sovietica Laika nello spazio fece "ghignare" i vertici USA, l'impresa spaziale di Yuri Gagarin (primo uomo in orbita) li rese verdi di rabbia e in cerca di una contromossa di pari clamore. Gli USA studiano la creatura. L'URSS cerca di sopprimerla, gli USA di vivisezionarla. La scienza si oppone, come sempre anteponendo il patrimonio per l'umanità alla propria incolumità (ai sovietici): "possiamo imparare tanto dalla creatura". Appello che s'infrange in un eloquente muro d'ottusità: "a noi non interessa imparare, vogliamo solo che gli USA non imparino". Stessa richiesta ai vertici del laboratorio: "non potete uccidere quell'essere!" respinta da un perentorio: "ho i gradi di generale e faccio quello che mi pare!".

Così era la guerra fredda fino al crollo del Muro di Berlino del 1989: un ostinato tiro alla fune dove ogni piccolo cedimento si temeva potesse venire interpretato come una debolezza.

 

A proposito di "verde", ho definito il film una "perla" ma è più appropriato parlare di smeraldo dato che oltre alla forma, dell'acqua è presente il colore e tra verde e blu, Del Toro opta per il primo. Tinte abissali (ira, invidia, speranza) rivestono ogni sfondo dai muri ai neon, dalla nuova automobile di Jenkins (tea leaf -foglia di té- superficialmente tradotto in -carta da zucchero-) al colore della disgustosa ma seducente gelatina al lime richiesta per il bozzetto pubblicitario, dalle piastrelle di bagni e laboratori, al grembiule delle inservienti. Pressoche ogni scena mostra la sua inclinazione verdeggiante ed è un "ricamo" che impreziosisce e incuriosisce visto che Del Toro (anche per questioni di budget) avrebbe inizialmente voluto realizzare il film utilizzando il bianco e nero (indiscrezione di Paul Austberry, lo scenografo de La Forma dell'Acqua premiato con l'Oscar).

 

Octavia Spencer, Sally Hawkins

La forma dell'acqua (2017): Octavia Spencer, Sally Hawkins

 

Sally Hawkins, Richard Jenkins

La forma dell'acqua (2017): Sally Hawkins, Richard Jenkins

 

 

Del Toro mostra al mondo l'amore "diverso" tra terrestre e "ittico" ma si spinge ben oltre rivelandone le fantasie e gli atti sessuali mettendo (in questo) d'accordo le platee. Non esistono confini dei sentimenti tra esseri viventi, siano essi brutti, belli, russi, americani, anfibi o umani e la splendida poesia rimediata dal regista in un testo orientale e amata dallo stesso al punto da farne il giusto "sipario" non fa che sottolineare l'importanza dell'amore assoluto, grazie al quale il mondo non è soltanto apparenza, denaro e competizione.

 

Incapace di percepire la forma di Te,

ti trovo tutto intorno a me.

La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,

umilia il mio cuore,

perché tu sei ovunque.

 

Un film davvero godibile con momenti di grande cinema. Personaggi azzeccati, stereotipi di un periodo dai grandi cambiamenti in famiglia e nel mondo del lavoro.

Sally Hawkins ha conquistato una meritata nomination all'Oscar come protagonista (giustamente vinta da una grandissima  Frances McDormand) e a regista, film, scenografia e (splendide) musiche (molto acquasonanti) sono andate le 4 statuette vinte all'Academy (senza dimenticare il "nostro" Leone d'Oro).

Applauso globale quindi a un film che pur avendo pochissimi elementi originali, commuove, appassiona, convince, piace e (dettaglio non da poco) sa anche incassare.

 

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