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Il mistero di Wetherby

Regia di David Hare vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mistero di Wetherby

di Donapinto
7 stelle

Esordio dietro la macchina da presa per David Hare, noto e apprezzato drammaturgo e sceneggiatore inglese, con un film pressoche' irreperibile e misconosciuto che vidi un secolo fa sull'allora emittente televisiva Telemontecarlo. Pellicola che, causa anche la mia giovanissima eta', non riuscii ad apprezzare all'epoca, aspettandomi per via del titolo e della trama  un film con atmosfere da thriller. Solo recentemente sono riuscito a rivederlo, grazie a un mio collega che riesce a scovare qualsiasi cosa, cinematograficamente parlando. IL MISTERO DI WETHERBY e' quello che si puo' definire un esordio col "botto", infatti si aggiudichera' il primo premio al festival di Berlino del 1985. Si tratta di un dramma psicologico travestito da giallo, realizzato, vista la provenienza artistica del regista, con un chiaro stile teatrale, nonostante non manchino scene girate in esterni. Ho letto che molti accostano questo lavoro allo stile di Harold Pinter, purtroppo non conosco artisticamente il grande drammaturgo inglese, salvo una rappresentazione teatrale alquanto minimalista ispirata a IL CALAPRANZI a cui assistetti svariati anni fa nella mia zona, interpretata da giovanissimi attori di teatro emergenti. David Hare ambienta il suo film a Wetherby, piccola e tranquilla cittadina dello Yorkshire. Troviamo John Morgan (Tim McInnery) uno studente venticinquenne dall'aspetto piuttosto insignificante, che un pomeriggio fa visita a Jean Travers (Vanessa Redgrave), una cinquantenne e piacente insegnante di letteratura inglese scapola. I due si sono conosciuti la sera prima. Jean aveva invitato a cena tre amici. Il giovane John si era presentato facendo credere agli invitati di conoscere Jean, viceversa facendo credere a Jean di essere insieme agli invitati. Dopo aver rivelato all'incredula Jean la verita', John con estrema naturalezza estrae una rivoltella e si spara in bocca. L'atmosfera da film giallo e' pressoche' assente, per fare spazio all'indagine psicologica sui personaggi protagonisti della vicenda. L'episodio turba Jean tanto da fargli tornare alla memoria un trauma giovanile, una storia d'amore con un giovanissimo aviere dell'aereonautica britannica, che trovera' la morte in Malesia, assassinato in una squallida bisca, il tutto raccontato in degli efficaci flashback, forse la cosa migliore del film. Jean e' una donna sola, che sembra non essere piu' riuscita ad amare nessuno dopo quel tragico evento. La sua famiglia sembrano essere i suoi studenti, ai quali vuole trasmettere l'amore per lo studio e la cultura, e qui probabilmente c'e' una chiara critica all'allora governo conservatore in carica. Non sembra essere tanto diverso il giovane e bizzarro John Morgan, che sembra aver visto in Jean la donna con cui condividere questa sofferenza. Intorno a loro si muovono altri personaggi, tra cui spicca Mike Langdon (Stuart Wilson) il poliziotto che si occupa del caso, e che nonostante sia palese che si tratti di suicidio, vuole cercare di capire il perche' di un simile ed stremo gesto, oltretutto in presenza di una sconosciuta. Solitudine, desiderio di affetto e di comunicare, sembrano i temi ricorrenti in un film lento e piuttosto ingessato, difficile ma anche raffinato e affascinante, sorretto da attori inglesi di grandissimo talento: Ian Holm, Judy Dench, Tom Wilkinson e naturalmente Vanessa Redgrave. Esordio sul grande schermo anche per Joely Richardson nel ruolo di Jean da giovane, nella realta' figlia della Redgrave e sorella della bella e sfortunata Natasha.

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