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Il bidone

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il bidone

di hallorann
8 stelle

Federico Fellini, tra i due premi Oscar del ’54 per LA STRADA e del ’57 per LE NOTTI DI CABIRIA, realizzò IL BIDONE. Sfortunato e minore rispetto ai due celebrati titoli. Soprattutto sulla scia de LA STRADA, il regista di Rimini, con i fidi Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, continuò a raccontare gli emarginati come il Zampanò di Anthony Quinn e la Gelsomina di Giulietta Masina. Miserie e meschinità del dopoguerra.

 

I “bidonisti” de IL BIDONE non lo sono da meno. L’inizio del film, infatti, parte con una descrizione dei personaggi durante un’azione truffaldina. Augusto è il capo, ha 48 anni, burbero e corpulento fa da guida a Picasso, un pittore fallito sposato con una figlia e a Roberto, frivolo e donnaiolo. Con consumata abilità abbindolano e truffano sottoproletari e ingenui benzinai, contadine e contadini creduloni sottraendo loro con inganno somme di denaro. Augusto e Roberto sperperano nei locali notturni, Picasso mantiene la famiglia. Invitati a una festa di Capodanno da un volgare e arricchito ex compare di Augusto, quest’ultimo cerca inutilmente di mettersi in affari con l’amico ritrovato, ma a causa di una bravata di Roberto rimedia una brutta figura. Anche Iris (Giulietta Masina), la moglie di Picasso apre gli occhi sulle improvvise fortune del marito intimandolo ad abbandonare la brutta compagnia. In seguito, Augusto incontra per caso la figlia diciottenne, i due trascorrono una giornata insieme. Mentre vedono un film al cinema, un tizio truffato da Augusto lo riconosce e lo denuncia, facendolo arrestare. Alcuni mesi dopo uscito dal carcere egli cerca i vecchi compagni, ormai spariti, allora organizza una vecchia e sicura bidonata con nuovi soci. Travestito da monsignore incappa in una povera famiglia di contadini con figlia paralitica che gli tocca il cuore e muove la coscienza. Prende ugualmente i soldi e al momento della spartizione dice di aver restituito la somma durante il colloquio privato (e toccante) con la ragazza. Viene smascherato e trovato in possesso delle 300.000 (che vorrebbe dare alla figlia per le spese universitarie), ma i compari dopo averlo picchiato lo abbandonano ferito in un burrone. Con la schiena spezzata e senza forze muore solo e sconsolato.

 

L’occhio magico e incantato di Fellini si fa tragico e spietato, accantona la poesia e in parte la liricità delle opere precedenti. Smussa l’ironia e soprattutto nel finale ricalca la tragicità mista a colpa e desiderio di redenzione de LA STRADA.

 Il ritratto di questi malfattori è cinica e quasi impietosa; il protagonista Augusto è tormentato dalla solitudine delle scelte e del mestiere, rude come Zampanò, cerca il riscatto ma si accorge troppo tardi di aver sempre “truffato” se stesso. Picasso candido come Gelsomina e incosciente come il Matto (altro personaggio chiave de LA STRADA) si redime in tempo; Roberto (Franco Fabrizi), invece, è un vitellone baro e opportunista.

 

 IL BIDONE è uno dei film più cupi e più mistici del genio di 8 e ½ , come si diceva non ha i tocchi poetici e sognanti di altre pellicole, i protagonisti e le corde della storia sono decisamente pragmatici e realisti. L’Augusto di Broderick Crawford (il quale rese difficili le riprese per la sua condizione di alcolista) è funzionale ma molto meno carismatico di A.Quinn (nonostante Arnoldo Foà come identico doppiatore). Il Picasso di Richard Basehart (doppiato da Enrico Maria Salerno) idem come sopra, eppure l’attore americano fu molto convincente l’anno prima nei panni del Matto. Defilata Giulietta Masina, in gamba tutti gli altri specie Fabrizi e Riccardo Garrone.

 

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