Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Numa Tempesta è un uomo d'affari che si diramano in Italia e all'Estero fra finanza ed edilizia. Condannato per reati fiscali, la pena viene tramutata in ore di servizio sociale da scontare in un Centro che si occupa di dare un pasto ai senza tetto. La direttrice del Centro spera che un anno a contatto con la sofferenza possa indurre nell'uomo un movimento di empatia; ma Tempesta sembra avere idee e intenti differenti ...
Di Daniele Luchetti ricordo con grande piacere Il Portaborse, film che dipinse molto bene la situazione di corruzione politica e civile che culminò con l'epoca di "Mani Pulite". Memorabile l'incontro-scontro fra i due personaggi antagonisti, il professore idealista e il Ministro arrogante.
Anche in Io sono Tempesta si ripropone un confronto fra l'affarista senza scrupoli e il ragazzo-padre, ma in un'ottica non conflittuale anzi emulativa. E' come se, a distanza di quasi 30 anni, Luchetti e gli altri sceneggiatori considerassero chiusa la stagione del rinnovamento morale e - assente anche qualunque cenno di conflitto sociale - non vedessero altra via d'uscita per chi è ai margini della società del tiro a campare, magari con le briciole lasciate dai potenti.
La vicenda si snocciola simpaticamente, ma l'impressione è che non decolli mai, proseguendo - una volta compresone il senso complessivo - con calambour (l'affarista Tempesta risulta all'anagrafe "senza fissa dimora", in quanto si sposta di periodo in periodo in uno degli alberghi che compera in giro per l'Italia prima di rivenderli o spianarli per farci un centro commerciale) e piccole gags (la giovane escort Radiosa, che studia psicologia con lo stesso spirito con cui potrebbe imparare una poesia a memoria), senza nessun sussulto che modifichi il corso della storia. Un'occasione perduta.
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