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Lucky

Regia di John Carroll Lynch vedi scheda film

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Utente rimosso (PoorYorick)

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lucky

di Utente rimosso (PoorYorick)
7 stelle

Le prime ore della mattina. Lucky si alza, si trascina davanti allo specchio, sciacqua le ascelle, si lava i denti, si pettina i capelli, si porta al centro della stanza e comincia i suoi “cinque esercizi di yoga” quotidiani, prima di bere il suo caffè mattutino e di uscire dalla porta di casa.

Scena programmatica, quella a cui John Carrol Lynch affida l’apertura del suo debutto cinematografico. Essenziale quanto simbolica; in superficie poco originale (quanti film ci hanno già introdotto ai loro protagonisti tramite montage più o meno coinvolgenti delle loro abitudini quotidiane?) ma nel profondo animata da una forza dirompente.

Perché al suo centro, prima ancora che un protagonista definito nella sua psicologia, vi è un corpo, e quel corpo è quello del novantenne Harry Dean Stanton. Un corpo segnato dall’età, dalle rughe che solcano come aratri la pelle flaccida; dai capezzoli cadenti, dal pene che lascia intendere da sotto le mutande una pesantezza senile.

Una scena che potrebbe così offrirsi come cronaca di una decadenza quotidiana, e che invece lascia spazio ad un ritratto di singolare, estrema vitalità. I dettagli ravvicinati, i gesti sicuri e decisi, l’ostentazione di un cuoio capelluto che, saldo sul capo, resiste impavido all’incidere del pettine: tutto volge alla rappresentazione fiera di una senilità che affronta con spavalderia e stoicismo il suo inevitabile decadimento e sembra quasi fregarsene.

 Raccontando la presa di coscienza di un ultra novantenne costretto a prendere coscienza della propria solitudine e dei limiti imposti dall'avanzare dell'età, il film sembra infatti trasporre la vicenda personale dell'attore Harry Dean Stanton, il quale, nella parte di Lucky entra nei panni del personaggio portandovi buona parte del proprio vissuto. Ma non finisce qui, perché, a cominciare dall'ambiente in cui si svolge il film - una cittadina in mezzo al deserto, simbolo di quella frontiera americana che, prendendo in prestito l'umore del film e gli orizzonti di chi lo abita, appare sempre più ripiegata su se stessa e lontana dell'intraprendenza attribuitagli dai padri fondatori - per continuare con il taglio esistenziale impresso alla storia, pronta a lasciarsi dietro i dettagli del reale per assumere i contorni il viaggio interiore di chi è costretto a fare i conti con i fantasmi della propria vita - e continuando con i tratti caratteriali del protagonista - duro e fragile allo stesso tempo - ogni cosa in "Lucky" sembra portare dalla parti di ciò che è stato per il cinema la figura del compianto Sam Shepard. Il quale, prestato alla Settima arte dalla sua attività di drammaturgo, è stato non solo sceneggiatore di quel "Paris Texas" interpretato dallo stesso Stanton, ma ha più volte interpretato il ruolo di "fuorilegge" sentimentale in lotta contro la vita che oggi è Lucky/Stanton a portare sullo schermo. Questo per dire di come "Lucky", al di là delle caratteristiche che gli sono proprie, sia anche un omaggio alla carriera e all'arte delle figure appena menzionate.

Nel finale, accompagnato da un semplice accompagnamento musicale – un’armonica di serena malinconia, suono della solitudine di provincia – Lucky si trova insieme al cactus e alla tartaruga sotto il grande sole caldo che li ha sempre seguiti. Forse, qualche risposta alle tante domande, il protagonista l’ha trovata. Qualcosa tutti abbiamo capito e Harry Dean Stanton, non più Lucky, ci guarda e ci sorride, prima di scomparire, come la tartaruga, verso il suo destino.

Lucky, come il suo protagonista, è un film semplice, leggero nell’estetica e nella forma. Una storia carica di contenuto e di domande e segnata da uno stile sospeso fra JarmuschLynch (che interpreta un breve, simpatico ruolo) e non da ultimi i Coen, per i quali John Carroll Lynch, regista all’esordio, è stato attore in Fargo (era il mite marito della poliziotta Marge). La macchina da presa si sofferma principalmente sulla performance attoriale di Harry Dean Stanton, il cui corpo viene indagato, sviscerato, sezionato in tutta la sua scheletrica evidenza.

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