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Quello che non so di lei

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Quello che non so di lei

di rickdeckard
6 stelle

Un'interessante rilettura della poetica polanskiana che, nonostante vanti della consueta abilità registica del suo monumentale autore, soffre di un generale senso di incompiutezza e di qualche forzatura. Meritevole, però, per come rielabora l'immortale tematica del rapporto tra finzione e realtà. Apprezzabile e ben recitato, voto 6,5.

Dopo due folgoranti esperienze di stampo teatrale con Carnage e Venere in pelliccia, Roman Polanski ripercorre un sentiero autoriale già intrapreso con L’uomo nell’ombra, in un film raffinato e conturbante che funziona meglio come dramma esistenziale che come thriller psicologico. Infatti l'autore, pur rimanendo coerente con la propria poetica, non sempre riesce a pervadere l'opera della giusta atmosfera ossessiva e intrigante che caratterizzava i suoi più grandi film del passato. Ciò comporta, purtroppo, un parziale calo di interesse da parte dello spettatore, in parte compensato dalla profondità dei temi trattati. Riproponendo dunque alcuni dei caratteri distintivi del suo cinema con alcune significative variazioni (per la prima volta in un suo film, il confronto è fra due donne), Polanski mette in scena un rapporto morboso e complesso tra una scrittrice in crisi creativa (bravissima Emmanuelle Seigner) e una sua accanita ammiratrice, nonché probabile alter-ego, che la libera dagli assillanti demoni del suo passato per poi farglieli riversare tutti tra le pagine del suo prossimo libro, inteso come risultato espressivo di particolari vicissitudini personali. Ed è proprio in questo aspetto che il film trova il suo punto di forza, ovvero nella descrizione dell'elaborazione del processo creativo. Il regista polacco sa, più di chiunque altro, che la vita di un artista si può conoscere approfonditamente, più che da una semplice biografia disponibile su Internet, proprio dalle sue opere letterarie o cinematografiche che siano, come se la finzione contenesse al suo interno un fondamento di realtà e fosse uno specchio di quest'ultima. Una riflessione assai accattivante e insolita, considerando che viviamo in un'epoca in cui siamo oberati da prodotti che mirano al realismo più ostentato, quasi con l'obiettivo sostituirsi alla realtà stessa (Reality TV, film e libri tratti da storie vere, realtà virtuali ecc.). In conclusione, potremmo definire Quello che non so di lei un'interessante e apprezzabile rilettura della poetica polanskiana che, nonostante vanti della consueta abilità registica del suo monumentale autore, soffre di un generale senso di incompiutezza oltre che di qualche forzatura nello sviluppo della vicenda. In ogni caso, pienamente sufficiente e meritevole di una visione. Voto 6,5.

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