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Super Dark Times

Regia di Kevin Phillips vedi scheda film

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La recensione su Super Dark Times

di mck
8 stelle

Sopravvivere all'adolescenza.

 

Si fottano gli anni '80 (It, Stand By Me, Stranger Things, Dark): sono i '90 quelli che fanno veramente paura.

 

 

“...to learn to respect differences instead of run from them. Every one of us must fight the struggle within our own spirit. We have to decide whether we will define our lives primarily based on who we are or who we are not, based on what we are for or what we are against.”
William J. “Bill” Clinton (42° Presidente U.S.A. - '93-'01) – Remarks to the Community in Dublin – 01 Dicembre 1995 

 

(Lo so, è un lavoro sporco e duro, ma qualcuno dovrà pure contestualizzarlo, il periodo. E poi “True Lies” è citato in un imprescindibile dialogo.)

 

 

A Kingston, piccola cittadina sull'Hudson nello stato di New York posta a meno di 100 km a nord della capitale (già set per “Palidromes” di Todd Solondz e “Cold in July” da Joe R. Lansdale), dopo un violento e suggestivo (Carpenter, Cronenberg, Lynch) prologo “sganciato” (?) dalla trama principale (prodromo e premonizione sotto forma di traccia, orma, segno, sintomo, simbolo, espressione, prodromo, ombra...), due amici del primo anno di superiori e due amici dell'ultimo anno delle medie s'incontrano, un giorno, e continuano a frequentarsi. Una ragazza s'inserisce nella prima coppia. Poi, accade l'irrimediabile.

 

 

Non è questione di racconto di formazione, coming of age e bildungsroman [il discorso su colpa, rimorso e responsabilità di, in ordine crescente con l'aumentare progressivo dell'età: “American Fable”, “Hide Your Smiling Faces”, “the Myth of the American Sleepover”, “Take Me To the River”, “Gummo”, “Julien Donkey-Boy”, “RatCatcher”, “Elephant” (similare è l'autistica linearità della non esposizione delle motivazioni), “Violet,Boys in the Trees”, “Kids”, “Ken Park”, “It Follows” (ma qui la monitorizzazione genitoriale non è stata estromessa, è ben presente e non ha rinunciato del tutto al suo ruolo...pur non essendo in alcun modo risolutiva), “Paranoid Park”, “Raw/Grave”, “Polytechnique” (il finale è "identico"), etc...], no: qui è questione di sopravvivere all'adolescenza.

 

 

Film costantemente intelligente (l'utilizzo delle inquadrature - fisse e in movimento: carrellate, panoramiche, zoom -, del controcampo e del montaggio, e l'ottima costruzione, resa, contestualizzazione, messa in scena e definizione dei momenti onirici) nel quale persino le minime pecche riescono a divenire un pregio, rimodellate a dovere

 

 

[ad esempio il saper reinventare la retorica della collisione reciproca tra Eros e Thanatos (l'uno come cura palliativa, esorcismo psico-fisico e argine temporaneo all'altro) e il riuscire a passare dal dubbio (nel mentre: mangiucchiato da un animale) alla certezza (col senno di poi: macellato da un essere umano: tagli netti, chirurgici, “intelligenti”) per quanto concerne l'autore delle mutilazioni sul cadavere (che da assassino colposo diviene repentinamente sospetto serial killer: i piccoli problemi di sospensione dell'incredulità della 2a parte nascono dalla 1a), che ad un certo punto si presenta a casa dell'amico con la madre di questi accompagnato], 

 

"Super Dark Times" - "Antichrist"

 

Super Dark Times”, diretto da Kevin Phillips (regista sino ad allora “solo” di una manciata di cortometraggi nel decennio precedente) e co-scritto da Ben Collins & Luke Piotrowsky (la coppia di sceneggiatori suoi sodali collaboratori e sin qui autori di due horror, “Siren” e “Stephanie”), è un esordio da segnare, tra i più potenti di questo scampolo di secolo, al paio con “George Washington” ('00) di David Gordon Green ('75), “Shotgun Stories” ('07) di Jeff Nichols ('78), “the Vvitch” ('15) di Robert Eggers ('83). 

 

 

Cast(ing) - di Lois J. Drabkin (“Listen Up Philip”) e Susan Shopmaker (“ShortBus”, “Two Gates of Sleep”, “Skins”, “Martha Marcy May Marlene”, “Listen Up Philip”) grandioso: Zach, il protagonista (Owen Campbell: “BoardWalk Empire”, “the Americans”, “As You Are”), e Josh, il co-protag. (Charlie Tahan: “Blue Jasmine”, “WayWard Pines”, “Ozark”, “the Land of Steady Habits”, “Kingfish”), che formano la coppia di amici d'infanzia della prima liceo, Charlie (Sawyer Barth) e Daryl (Max Talysman), che compongono la coppia di amici e cugini (il primo è il più giovane di tutti - frequenta l'equivalente della terza media inferiore - e anche il più sveglio, scaltro, adulto e razionale, il secondo è più grande ma più “bambino”), Allison (Elizabeth Cappuccino: “Jessica Jones”), innamorata di Zach, Karen (Amy Hargreaves: “Blue Ruin”, “Homeland”, “13 Reasons Why”), la madre di Zach, Meghan (Adea Lennox), un'amica di Karen, e Kevin (Justin Rose), il fratello di Karen. 

 

 

Fotografia di Eli Born e montaggio di Ed Yonaitis (entrambi semi-esordienti e già collaboratori di Kevin Phillips). Splendide le musiche originali (qui le pre"view" su iTunes) di Ben Frost (al lavoro anche come autore dell'altrettanto potente score per la già citata "Dark"). Per quanto riguarda quelle preesistenti (Black Flag, Wire, Bad Religion, Comsat Angel, Primitive Radio Gods, P.M. Dawn, Juno Reactor...) bisogna ammettere (ritornando all'assioma di partenza, e confutandolo) che sono e rimangono collegate strettamente al decennio precedente. 

 

 

Un taglio di luce le inonda gli occhi adombrandole il viso: sorride.
Sulla nuca scoperta le cicatrici le prudono i pensieri, e lei le sfiora, sciogliendo loro addosso i capelli, accarezzandone la richiesta d'attenzione, e al contempo calmierando i ricordi.
Poi alza la mano, perché conosce le risposte. 

 


* * * * (¼)    

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