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C'eravamo tanto amati

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'eravamo tanto amati

di MVRulez
9 stelle

C'eravamo tanto amati" è un'opera che, oltre a coincidere con l'inizio della fase più matura di Ettore Scola, risulta essere una delle vette artistiche ed espressive del regista campano. Il film narra, in un arco di trent'anni (precisamente dagli anni '40, in piena seconda guerra mondiale, fino agli anni '70), la vita di tre amici, ex partigiani, nonchè convinti sostenitori di sinistra, i quali condividono anche l'amore nei confronti della medesima donna (Stefania Sandrelli). Ancora una volta Scola si propone di analizzare le storture della società italiana avvalendosi della commedia, alla quale è capace di aggiungere anche quel gusto di malinconica rassegnazione (soprattutto generazionale, in questo caso) che caratterizza le migliori commedie all'italiana, anche se in futuro Scola non disdegnerà il ricorso al genere drammatico; basti citare un suo altro capolavoro, "Una giornata particolare". In questo film, il suo bersaglio è la sinistra italiana, o meglio coloro che appartengono ad essa, e la sua decadenza (cosa che poi Scola seguiterà a fare anche nei suoi film successivi, come ad esempio "La terrazza"). Infatti i tre protagonisti si fanno portatori di quella mancanza di virtù e di coerenza, che ha portato la sinistra a perdere non solo i suoi valori, ma anche la sua identità. Gianni (Vittorio Gassman) è l'esempio più lampante: uomo che appare ancorato a dei saldi principi di sinistra, ma che in seguito non si farà tanti scrupoli a corrompere e a minacciare pur di guadagnare, arrivando a condurre uno stile di vita contraddittorio che si esplicherà pienamente verso la fine del film, quando, per celare a se stesso la propria sconfitta esistenziale, consapevole di essere diventato, di fatto, una copia ancora più spietata del suocero capitalista (un grandissimo Aldo Fabrizi), deciderà di fingersi povero per passare una serata con i suoi vecchi amici partigiani, affinchè possa dimenticare, seppur momentaneamente, la solitudine che caratterizza la sua vita da ricco benestante. Nicola (Flores) e Antonio (Nino Manfredi) invece non arrivano a una condizione esistenziale così degradata, ma anche loro non riescono a raggiungere i fini che si erano preposti. Nicola rappresenta chiaramente l'intellettuale di sinistra, il quale, nonostante sia un uomo di indubbia cultura, non riesce mai ad essere incisivo da un punto di vista pratico, non trovando nemmeno il modo di mantenere la moglie e il figlio a Roma, che già aveva abbandonati precedentemente in nome dei suoi ideali; anzi l'apogeo della sua vita da intellettuale non consiste in nient'altro che in una fallimentare partecipazione ad un quiz televisivo (proprio lui, che detesta la TV e la definisce, mentre partecipa al quiz, come qualcosa di anti-culturale) L'unico personaggio che rimane fedele ai suoi principi è Antonio (Nino Manfredi); ciò, però, non lo eleva assolutamente al di sopra degli altri, anche perchè alla fin fine anche lui risulta, proprio come i suoi due compagni e la donna della sua vita, un personaggio sconfitto e disilluso, destinato a una vita di fatiche e sacrifici, anche solo per concedere un istruzione ai propri figli. Un altro aspetto interessante è quello metacinematografico: "C'eravamo tanto amati" è anche un film dove si respira tantissimo cinema grazie ai bellissimi omaggi nei confronti dei grandi maestri, quali De Sica, Visconti, Rossellini, Fellini (molto spassoso il suo cameo, mentre è intento a girare la celebre scena della Fontana di Trevi per "La dolce vita" e commovente quello di De Sica, che morirà poco tempo dopo e al quale il film è dedicato). In un certo senso è quasi come se il cinema fosse per Scola il mezzo di cui servirsi per scandire le diverse fasi che si sono intercorse in Italia dal secondo dopoguerra: dal passaggio di un modo di fare cinema ad un altro (dal neorealismo a quello post-neorealista) corrisponde un cambiamento anche per quanto riguarda i costumi della società italiana. Da citare poi le ottime trovate a livello registico come il bianco e nero utilizzato per le scene ambientate nel passato (un passato lontano, dove, per i protagonisti, era ancora lecito avere delle speranze per l'avvenire) e la rottura della quarta parete, che enfatizzano la psicologia e i sentimenti dei personaggi.

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