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Eric Clapton: Life in 12 Bars

Regia di Lili Fini Zanuck vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Eric Clapton: Life in 12 Bars

di brianwilson
9 stelle

E' un documentario che racconta la storia di Eric Clapton, fuoriclasse della chitarra inglese. Un film lungo, intenso e per nulla agiografico, che mette a nudo l'anima inquieta di un uomo baciato da un talento (quasi) divino ma anche bastonato pesantemente dal destino.

Anche le rockstar piangono. E si dibattono fra i chiaroscuri dell'esistenza. Guardare per credere questo documentario che racconta la storia di Eric Clapton, fuoriclasse della chitarra inglese. Un film lungo, intenso e per nulla agiografico, che mette a nudo l'anima inquieta di un uomo baciato da un talento (quasi) divino ma anche bastonato pesantemente dal destino. In oltre due ore si passano in rassegna i vari momenti della vita di Eric, a partire dall'infanzia difficile, col trauma della rivelazione di una madre biologica e il pessimo rapporto con lei, che influenzerà i suoi rapporti col mondo e con le donne. Una rabbia autodistruttiva e un senso di diffidenza che si porterà dietro a lungo e influenzerà le sue scelte. Anche e, soprattutto, le più sbagliate. La musica, anzi il blues, gli darà spesso sollievo. Lui ama il blues nero, quello delle radici, di cui diventerà uno dei più grandi e meritevoli divulgatori. E' un ragazzo prodigio, si fa strada sulla scena inglese, incrocia gli Yardbirds, i Bluesbreakers di John Mayall, fino al supergruppo egotico (ma strepitoso) dei Cream. Frequenta Beatles e Stones, i giri giusti, duetta con Aretha Franklin, diventa amico di Jimi Hendrix. S'innamora perdutamente di Pattie Boyd, moglie di George Harrison, scrive meravigliose pagine di musica (“Layla”!), ma cade nella dipendenza dalla droga. Una volta uscitone, diventa schiavo dell'alcool. Si riduce uno straccio, ma va avanti. Incide dischi e va in tour, ma sul palco è incontrollabile e irriconoscibile. In Italia conosce Lory Del Santo e da lei avrà, inatteso, un figlio, Conor, che sembra smuoverlo dai suoi vizi. Ma il bambino morirà in maniera tragica. Proprio da quell'evento, però, Eric saprà trovare la forza di reagire: scrive una ballata catartica, “Tears In Heaven”, si rimette in piedi, si ripulisce, trova finalmente un equilibrio e una stabilità. Le ultime immagini lo vedono settantenne sereno in un quadretto familiare, ma sempre appassionato di blues. Anzi omaggiato sul palco con parole bellissime da uno dei suoi idoli di sempre, B.B. King. Una storia che sembra una fiction, invece è più vera del vero. E anche per questo molto coinvolgente e toccante. Il tutto raccontato dalla voce fuori campo dello stesso Eric, inframmezzata da fotografie, interviste, video e spezzoni musicali, con materiale spesso inedito tratto dal vasto archivio privato di Clapton. Ritroviamo memorie della swinging London, canzoni storiche, scene drammatiche, momenti intimi e molto altro ancora, ben “cuciti” da una regia (e un montaggio) sobria e scarna, senza retorica ma con sincera adesione. Se vi piace Eric Clapton è, ovviamente, un film da non perdere. Ma portateci anche amici, figli, fidanzate/i che non lo conoscono. Potrebbero appassionarsi a questa vicenda così unica e, in fondo, così umana.

 

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