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Il filo nascosto

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Il filo nascosto

di leporello
8 stelle

 

   Nella vita del debole, infantile, irascibile, intrattabile, ricco e famoso Reynolds Woodcock, stilista inglese di grido negli anni ’50 che “da del tu” a regine e principesse e che vive e lavora all’ombra e al cospetto di sua sorella Cyril alla quale è inconsapevolmente del tutto sottomesso, piove all’improvviso Alma, una piccola e modesta cameriera, educata, non troppo appariscente, forse, e senza la grazia esteriore delle nobildonne, ma dai modi decisi e dal sorriso schietto, una ragazza dal carattere fortissimo che colpisce subito al cuore il vagamente disturbato, elegantissimo signore. Alma a sua volta, immediatamente folgorata dal fascino dell’uomo, si lascia trasportare con grazia interiore nel mondo di costui, affondando in una realtà per lei del tutto sconosciuta e niente affatto facile (in primis: la presenza costante di Cyril in ogni momento della sua/loro vita), nella quale saprà sopravvivere solo grazie alla sua inattaccabile tenacia.


   Il  contrasto tra il “forte” rappresentato da Alma e il “debole” di Reynolds, laddove invece la posizione sociale ed economica, il prestigio e il successo vorrebbero che le parti fossero invertite, è la miscela che dà vita ad una bellissima storia d’amore (e non solo) complessa, a tratti tragica, a tratti dolcissima, a tratti quasi una favola se non fosse per il saldissimo ancoraggio al terreno garantito  dal concretissimo duo Alma/Cyril, a salvare la vicenda dalle fluttuazioni lunatiche e irrazionali dell’artista Reynold.
Non mancano gli eccessi, giustamente, trattandosi di una storia d’amore davvero eccezionale.  Ma Anderson sa attenuarli a dovere e renderli sotto quella giusta luce che solo una passione irrefrenabile può accendere. Lo fa con una fotografia eccellente,  con una regia accuratissima, delicata, affidata spesso a lunghi primi piani sul viso del sofferente Reynold (c’è bisogno di spendere altre parole sul talento di D.D. Lewis?) e ancor più sulla forte dolcezza del viso, del profilo e delle espressioni di Alma (una Vicky Krieps sorprendente, al quale non resta che augurare una splendida carriera sempre più da protagonista).


    Per i miei gusti,  e nella mia personale graduatoria per i prossimi Oscar, solo un mezzo scalino sotto a “The Shape Of Water”.

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