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Lady Bird

Regia di Greta Gerwig vedi scheda film

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La recensione su Lady Bird

di YellowBastard
6 stelle

Per la sua pellicola di debutto Greta Gerwing torna a Sacramento, sua città natale, ambientandola nel 2002, subito dopo quell’11 Settembre che ha sconvolto la società americana costringendola a interrogarsi su se stessa, per raccontare la storia (forse in parte autobiografica) di Christine McPherson, studentessa sedicenne di una scuola cattolica all’ultimo anno schiacciata tra le troppe attenzioni familiari e il sogno di fuggire dalla provincia per trasferirsi nella grande città, in un college a New York.

 

Lady Bird (2017) - Rotten Tomatoes

 

Dopo anni trascorsi a vedere sempre gli stessi luoghi, a frequentare sempre le stesse persone e a fare sempre le stesse cose giorno dopo giorno, la giovane Lady Bird (nome scelto dalla protagonista per sottolineare il suo bisogno di spiccare finalmente il volo da quella mediocrità di cui si sente ormai sopraffatta) sogna di riuscire finalmente a scappare dagli angusti confini della periferia di Sacramento, che non è semplicemente territoriale ma soprattutto culturale e sociale, per trasferirsi in una città più grande e meno provinciale e che si radicalizza come nel suo unico obiettivo di vita.

Una tensione che si manifesta soprattutto attraverso il conflitto generazionale con la famiglia, in particolare con la madre, colpevole a suo dire non solo di non assecondarla ma anche di non permetterle di realizzarsi come vorrebbe, in quanto preda di quel sentire problematico e insoddisfatto che è poi l’adolescenza e in cui si è spesso incapaci di rendersi effettivamente conto dei veri problemi e/o della effettiva realtà che ci circonda in quanto sono i nostri desideri e le nostre priorità ad avere, nel bene e nel male, sempre la priorità su tutto e tutti.   

 

Un periodo delicato e di trasformazione in cui si combinano il diniego verso il mondo esterno e gli altri, specie per i più prossimi, dal non riconoscersi nel proprio nome, al rifiutare i luoghi o le amicizie di una vita o nel vivere nel lato “sbagliato” della ferrovia “barra” vita, e quell’innata affezione, combinata con la paura dell’abbandono, per quei luoghi in cui si è cresciuti e che solo l’allontanamento e poi il tempo riescono a farceli riconoscere per quello che sono davvero.  

 

Lady Bird and Cycles of Abuse - Paste

 

Nel ruolo della protagonista della storia una al solito bravissima Saoirse Ronan (premiata con il Golden Globe e nominata all’Oscar) che si mostra come perfetta incarnazione dell’adolescente americana (e che americana non è) sospesa comè tra l’amore familiare e la voglia di emanciparsi, anche grazie al sostegno di un’ottima Laurie Metcalf (anche lei candidata all’Oscar) nel ruolo della madre e a tutta una serie di comprimari ottimamente impersonati da Lucas Hedges a Timothée Chalamet fino a una sorprendente, all'esordio, Beanie Feldstein.

 

Convincente esordio, quindi, ma che pecca però proprio di quell’audacia che avrebbe reso Lady Bird un film migliore o maggiormente riconoscibile rispeto ad altri prodotti simili.

La pellicola della Gerwing infatti sembra rimanere a volte in superficie, proponendo un racconto adolescenzale piacevole e ben realizzato, ottimamente recitato e con ottimi dialoghi ma senza affondare davvero il colpo, preferendo la simpatia a una maggiore drammaticità, e senza aggiungere niente quindi alla già ricca e florida produzione di film o serie TV che già hanno trattato l’argomento anche con maggiore sensibilità e passione.

 

Quando si hanno aspettative troppo alte si rischia di rimanere delusi e forse questo è proprio il caso di Lady Bird, film pluripremiato in America ed enfatizzato dalla stampa locale e forse in parte strumentalizzato da una canditura all’Oscar che appare soprattutto figlia dei tempi che non di veri e propri meriti finendo quindi, per reazione, ad amplificarne i difetti piuttosto che i pregi.

 

VOTO: 6,5

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