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The Square

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su The Square

di Gangs 87
6 stelle

Dall'idea di un artista viene realizzato un evento in una piazza dove la regola è non avere regole. Ma qualcosa sfugge di mano" mymovies.it

 

La breve descrizione di cui sopra è stata uno dei motivi per i quali mi sono accinta a recuperare questa pellicola, Palma d'Oro a Cannes 2017, del regista svedese Ruben Östlund. Film di due ore e venti minuti che ruota intorno al perbenismo umano, all’incapacità di comprendere l’arte moderna e all’egoismo constatando che, la descrizione di cui sopra, non c’entra assolutamente nulla con ciò che in realtà di vede.

 

O meglio, The Square, l’installazione dal quale prende il titolo anche la pellicola, è utilizzata dal regista come una sorta di MacGuffin Hitchcockiano; è cioè il punto da cui parte la narrazione e, la regola di base che compare anche sulla targa dell’esposizione: chiunque si trovi all’interno del quadrato ha uguali diritti e uguali doveri, finisce per essere il filo conduttore dell’intera storia. Spesso infatti i personaggi si ritrovano, attraverso giochi di inquadrature, che restano in punto forte della pellicola, all’interno di un quadrato dove, puntualmente, la regola di base decade venendo anche spesso contraddetta.

 

La corposa narrazione, estremamente lunga, poco piacevole da seguire con costanza, oscilla quindi tra la rappresentazione costante del perbenismo e la denuncia verso l’incomprensione dell’arte moderna che viene sbeffeggiata e sminuita in riferimento alla percezione che l’uomo stesso ne ha o spesso finge di averne. La complessità di questa composizione non garantisce allo spettatore un’attenzione costante che spesso sfocia nella noia.

 

Mi sovviene però una riflessione, Ruben Östlund avrà riso molto dentro di se quando è salito sul palco di Cannes a ritirare il premio come miglior film. Avrà riflettuto su chi avesse realmente compreso fino in fondo la sua pellicola e si sarà chiesto se quel premio gli fosse stato assegnato per meritocrazia o per il perbenismo di cui la pellicola trabocca ed in fondo, a pensarci bene è come se anche quel premio facesse parte del film stesso. Così tutto torna, il cerchio si chiude e la pellicola diventa a suo modo geniale.

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