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The Square

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su The Square

di ValeB
stelle

Una Palma d'oro meritatissima

 

Provo sempre una sorta di compiacimento quando al cinema sto guardando un film che mi sta piacendo molto e vedo spettatori alzarsi e lasciare la sala prima della fine. Nutre il mio ego pensare di avere qualcosa in più rispetto a loro, di aver colto qualcosa che magari a loro è sfuggito, di saper vedere il bello dove gli altri vedono il brutto, ma soprattutto di aver avuto il buon gusto e l'impegno di restare e vedere un'opera nella sua interezza, evitando di riempire i vuoti con i miei pregiudizi.
Durante la visione di The Square, in un piccolo cinema di provincia, una signora in giacca bordata di lapin e la sua amica con maglione di cachemere hanno lasciato la sala durante la lunga (lunga? A me è sembrata così, forse perchè l'ho adorata. Sembrava Sorrentino privato di ogni significato: perfetto) scena in cui tutti i dipendenti del museo d'arte moderna di Stoccolma, direttore in testa, si scatenano nelle danze durante una festa nel museo stesso, con musica elettronica a tutto volume. Là per là il fatto non mi ha colpito, ma a freddo, dopo qualche giorno di riflessione, l'immagine delle due signore che lasciano la sala si è totalmente fusa con le scene del film e anzi nella mia mente ne è diventata la scena clou.

Perchè The Square non critica l'arte, ma il mondo che le ruota attorno: non sono le opere ad essere grottesche, inadeguate, fuori dalla realtà, ma quella borghesia che le celebra senza volere né riuscire a capirle.

A partire dal protagonista, Christian: elegante e fascinoso direttore del museo, intento a promuovere la nuova mostra che aprirà a breve, e la sua opera di punta, The Square, un quadrato di sampietrini, 4 metri per 4, con una targa che recita "Il quadrato è un santuario di fiducia e amore entro i cui confini tutti abbiamo gli stessi diritti e doveri". Un'opera che parla di altruismo, uguaglianza, solidarietà. Christian è un uomo ricco, colto, guida una Tesla, indossa gemelli d'oro e costosi vestiti sempre corredati da eleganti sciarpette, è distaccato, talmente distaccato che, quando verrà derubato di cellulare e portafogli, sarà il suo stagista a spiegargli che deve essere indignato. La rapina porterà poi a gesti e coneguenze inaspettati, svelerando la totale e irrimediabile mancanza di empatia e di altruismo del protagonista, che, anche nel tentativo di redenzione, non riuscirà comunque a mettere da parte il proprio ego (il video-selfie che diventa sproloquio).

L'idea generale è che questo museo sia popolato da zombie che bevono caffè in tazze Ikea, salvo qualche scheggia impazzita, come i creativi incaricati della campagna pubblicitaria della mostra, che, nel loro delirio da giovani social, finiranno col creare una pubblicità disturbante e ridicola, lontanissima dal tema dell'esposizione, ma immediatamente virale, e la bella giornalista Anne (la sempre più brava Elizabeth Moss, già vista in Mad Men e nel più recente Handmaid's Tale), che per certi versi si presenta come il pesonaggio con i piedi più piantati a terra, salvo poi vivere con una scimmia che gira per casa, si accomoda sul divano, si mette il rossetto, come se fosse la cosa più normale del mondo.

I finanziatori del museo, l'alta borghesia europea, mostro informe con mille teste e poco cervello, fingono di ascoltare con attenzione la presentazione di Christian, ma fuggono via appena viene annunciato il buffet. Quella borghesia ossessionata dal politically correct (tanto da vedere come "razzista" il delirante video girato dai due creativi, perchè ha come protagonista-vittima una bambina bionda) con i loro uffici moderni, in cui sono ben accetti cani e neonati, ma l'unico ragazzo nero fa lo stagista costretto a passare il pomeriggio a fissare sullo schermo la posizione del cellulare rubato del capo. Quella borghesia che si professa paladina della libertà d'espressione e amante dell'arte, a patto però che sia innocua, che non li tocchi. E quando l'artista performer Olag (l'incredibile Terry Notary, coreografo dei film della saga Il pianeta delle scimmie) sconvolgerà una cena di gala impersonando una belva feroce, terrorizzando e aggredendo fisicamente gli invitati, le reazioni saranno imprevedibili. E per un attimo, giusto qualche secondo, anche loro sembrano esseri umani.

The Square è un film lungo ed estremamente denso, che andrebbe visto (e rivisto) con attenzione. E' una commedia, una tragedia, una farsa.

E' un film che deposita pensieri nell'angolo più remoto della mente dello spettatore e lascia che esplodano, come bombe a orologeria, molto dopo la visione.

 

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