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L'albero del vicino

Regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson vedi scheda film

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La recensione su L'albero del vicino

di Furetto60
7 stelle

Tragicommedia "dark" molto arguta.Riflessione intelligente, sul senso o non senso, del conflitto umano e sociale

Agnes e Atli sono una coppia mal assortita, che da tempo porta avanti il “ménage” con pigrizia e stanchezza, convivono mal sopportandosi, nonostante abbiano una bellissima bambina. Atli viene colto in flagrante dalla moglie, mentre si masturba guardando un video porno, di cui lui stesso è protagonista con la sua ex. Agnes lo caccia subito fuori e Atli è costretto suo malgrado a riparare presso la casa dei genitori, Inga e Baldvin che abitano in una villa con giardino dove svetta un albero, che è pomo della discordia, a causa di ombra mal gradita, che si proietta nello spazio adiacente dei vicini, che perciò non riescono a prendere il sospirato sole. Atli pertanto viene ospitato con malcelato fastidio, mentre i genitori sono impegnati in una sorta di guerra fredda con i limitrofi abitanti. Prova in tutti i modi a ricucire con la consorte, perlomeno per riuscire a rivedere la figlia, ma vanamente e nel frattempo la diatriba con i vicini si infiamma sempre di più.  Da una banale questione, nasce un clima di crescente tensione e sospetto. La gatta della mamma di Atli sparisce e la colpa viene attribuita frettolosamente agli sciagurati vicini, di rimando Inga rapisce il loro cane, lo fa sopprimere e impagliare, facendolo ritrovare sull’uscio di casa, da  qui in poi  si scatena un'escalation parossistica e inarrestabile di ripicche, dispetti, malintesi e vendette violente, senza limiti di sorta, una vera e propria guerra senza quartiere e senza esclusioni di colpi. Sigurðsson mette in scena, con perizia, l'assurdità nelle relazioni umane, dal piccolo scontro sotteso da avvertimenti a denti stretti, si passa alle provocazioni e matura un odio viscerale, che si traduce infine in azioni para-criminali.  Ma le due coppie di vicini in questione non fanno altro che proiettare sull'ombra dell'albero, le loro frustrazioni. In casa dei genitori di Atli la presenza di un lacerante dolore per la scomparsa del fratello maggiore, probabilmente suicida il cui corpo non è stato mai ritrovato, ha generato nella madre un sentimento di sfida e odio crudele verso tutto e tutti, anche verso il figlio superstite considerato una mezza tacca. D’altra parte, in casa dei vicini, una coppia ormai di mezza età, l'attesa spasmodica dell'arrivo di un figlio li rende nervosi e intolleranti Sigurðsson muove con maestria la Mdp per raccontare l'angoscia, che provoca la follia incontrollata, cattura in primi piani volti spaesati, ripresi in una dimensione di inquietudine incalzante. I suoi personaggi sembrano sguazzare nella provocazione sempre più estrema, Sigurðsson esprime soprattutto la profonda e insanabile infelicità dei suoi personaggi nei loro gesti e comportamenti inconsulti. Il film islandese, commedia dark, è stato molto apprezzato dalla critica internazionale. Non tragga in inganno la questione centrale alla storia, che a noi può sembrare fin troppo esagerata, in Islanda ha un altro peso in quanto gli alberi hanno un valore molto forte, per noi incomprensibile, peraltro è chiaro che la questione dell’ombra è solo pretestuosa, dietro c’è ben altro

La riflessione  che si pone il regista e quindi di rimando lo spettatore, è sul senso e le motivazioni che spingono i popoli e soprattutto quelli che li comandano a farsi la guerra, in senso ampio, che altro non è che una disputa fra vicini, ma messa in campo su scala molto più grande .Dunque Il conflitto  tra vicini di casa è metafora delle guerre che si praticano in tutto il mondo, facendo emergere il lato peggiore di ciascuno di noi. Sigurðsson legge l’umanità usando l’ottica del cinema, a rammentarci  che la nostra è sempre e soltanto una personale visione delle cose. L’albero del vicino è un film che arriva esattamente dove vuole arrivare, raggiunge il giusto climax, asciutto, essenziale, lavora per sottrazioni: il senso di ciò che viene mostrato deve essere rintracciato sempre altrove, La musica, di Daniel Bjarnason, accompagna e asseconda lo straniamento dei personaggi e aiuta a creare quella sensazione di imbarazzo e disagio Gli attori, impegnati nella farsa sono sempre molto, seri e professionali. Come spesso accade, questo atteggiamento diventa uno dei principali presupposti alla riuscita dell’effetto “comico” e il film di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson sfrutta questa dinamica. Peraltro, c’è ben poco da ridere. Nella civilissima Islanda, dove alzare la voce o parcheggiare fuori posto,è un comportamento intollerabile e perseguibile, non c’è posto per gli eccessi emotivi, basta veramente poco per ricevere una sgradita visita della polizia . Croce  e delizia. La scena della rivelazione finale, per quanto prevedibile, regala un ultimo piccolo brivido senza aggiungere nulla a un meccanismo narrativo efficacissimo

 

 

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