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Beirut

Regia di Brad Anderson vedi scheda film

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La recensione su Beirut

di barabbovich
2 stelle

1972. Mentre i palestinesi cercano rifugio in Libano e Israele non fa sconti sugli eccidi, la moglie di un diplomatico americano residente a Beirut viene uccisa da un commando dell'OLP. Si scopre che tra i terroristi arabi si annida il fratello di un ragazzino che la coppia ha adottato e che probabilmente è coinvolto nella strage di Monaco. Il diplomatico (Hamm) torna in patria ma dieci anni più tardi, mentre nel frattempo è diventato un alcolizzato, il Mossad e la Cia lo cercano perché un suo amico dell'epoca (Norris) è stato rapito. Per liberarlo, ai servizi segreti viene chiesto in cambio proprio il fratello di quel bambino adottivo che nel frattempo è diventato anch'egli un feroce terrorista. Dapprima recalcitrante, il diplomatico americano si lascia coinvolgere nella faccenda.
Su FilmTV, con lo snobismo che gli è consueto, Mauro Gervasini ha parlato - a proposito dello script di Tony Gilroy (autore di filmacci come Michael Clayton e Lo sciacallo) - di una "sceneggiatura da paura": sì, proprio da paura, visto che tra barbosissimi dialoghi, salti temporali e tanta, tanta confusione, si capisce pochissimo della trama di un film che ha oltretutto il demerito di spargere benzina sul conflitto israeliano-palestinese, servendosi di un cast di mezzi dilettanti. Neanche a dirlo, la produzione è targata Netflix.

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