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Corpo e anima

Regia di Ildiko Enyedi vedi scheda film

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La recensione su Corpo e anima

di ed wood
8 stelle

 

 

Titolo banalotto per un film che invece banale non è, nonostante i presupposti di rom com fra due disadattati. C’è qualcosa della kinghiana Carrie White ma soprattutto dell’herzoghiano Kaspar Hauser nel personaggio di Maria: non è una semplice geek, un’asociale disagiata, una ragazza gelida ed anaffettiva, ma una specie di software in attesa di input da elaborare, un database dalla memoria vastissima ma ancora inutilizzata, un corpo inerte pronto a diventare oggetto di desiderio, praticamente l’esatto opposto della jonzeiana Her, pura presenza incorporea con un bagaglio di esperienze, opinioni ed emozioni superiore alla media degli esseri umani.

 

 

Ma c’è soprattutto Lanthimos, forse il regista europeo più importante dell’ultimo decennio. “Corpo e Anima” sembra un film greco, anche per l’aspetto luministico, se non fosse che l’impianto allegorico e teorico del racconto è ben bilanciato dalla progressione graduale verso un rinnovato concetto di amour fou: in equilibrio fra teoria e pratica, informatica ed animalità, il film della magiara Enyedi (classe 1955, con alcuni invisibili lavori alle spalle, ma con un piglio registico che la fa quasi sembrare una nuova leva) riflette con dolcezza e pazienza su alcune tematiche-chiave dei nostri tempi. In primis, la costruzione della propria identità demandata ad influenze esterne: Maria arriverà al punto di eleggere a colonna sonora di un momento decisivo della sua esistenza il disco preferito da una qualunque commessa di un negozio. 

 

Poi il tema dell’onnipresenza della sessualità: nell’universo chiuso del film, che rispetta un’unità di luogo atipica ossia una ditta di macellazione, ogni personaggio-collega ha a che fare col sesso, la sua ostentazione, la sua evocazione, la sua negazione, la sua rimozione. Così si possono meglio inquadrare e comprendere certe apparenti false piste, certe sottotrame abbozzate, così come la svolta poliziesca: qualcuno ha messo dell’afrodisiaco per animali nei bicchieri di una tavolata di cinquantenni! E in questa prospettiva sesso-centrica, possiamo valutare la resa di un personaggio ambiguo, spiazzante, sfuggente come il protagonista maschile, più integrato di Maria ma non meno misterioso, viste le calcolate ellissi e reticenze con cui lo script lo delinea.

 

Infine, riveste importanza anche il tema dell'animalismo, mai affrontato di petto, ma suggerito dalla contrapposizione eloquente fra le immagini del macello delle vacche e quelle dei cervi sognati, entrambe girate con il piglio del miglior documentarismo industriale e naturalistico. Nella prima parte, Enyedi sfiora quasi la tenerezza del bressoniano Balthazar, per come riesce quasi ad umanizzare le bestie. Così come non sfugge il dettaglio non casuale degli occhi "da cerbiatta" di Alexandra Borbely (favolosa, in gara di bravura con Geza Morcsanyi).

 

Corpo ed anima” non è però solo una brillante allegoria del presente, conteso fra automazione algoritmica e pulsioni bestiali, fra una sessualità che può essere solo o anoressica o bulimica, ma è un’opera che si colloca confortevolmente fra tutte quelle che, al cinema come in letteratura, hanno tentato di misurare la distanza che corre fra la dimensione del sogno e quella della realtà, fra l’intensità emotiva dei nostri desideri inconsci e i penosi affanni della realtà di tutti i giorni: e il finale del film, aperto e ambiguo, ne è la conferma.

 

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