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Rebel in the Rye

Regia di Danny Strong vedi scheda film

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La recensione su Rebel in the Rye

di mm40
4 stelle

Biografia della prima metà della vita di Jerome David Salinger, l'autore de Il giovane Holden (The catcher in the rye: una delle traduzioni più criminali della storia della letteratura mondiale - nota a margine) volontariamente ritiratosi a vita privata in seguito al successo del suo più noto romanzo.

 

Tutto ciò che si sa con certezza su J. D. Salinger effettivamente riguarda la prima parte della sua vita: la sua infanzia e adolescenza in una famiglia agiata ebraica newyorkese, la sua frenesia di diventare scrittore, principalmente di racconti, la sua traumatica esperienza in guerra, nell'Europa del secondo conflitto mondiale, l'ingresso del buddismo nella sua vita e il successo smodato de Il giovane Holden che, suo malgrado, lo cambiò per sempre. Altro non è dato sapere, poichè per oltre mezzo secolo lo scrittore visse isolato dal mondo persino rifiutandosi di lasciar parlare le sue opere: presumibilmente esistono altri suoi romanzi, ma in vita li tenne soltanto per sè. Rebel in the rye racconta tutto ciò con i toni e la confezione di un polpettone americano, dimenticandosi - qui la maggior colpa del lavoro - di indagare approfonditamente sulla psicologia del suo protagonista: troppo semplice sembra la spiegazione della conversione al buddismo per motivare il repentino cambio di passo adottato dopo la seconda guerra mondiale, quello che ha visto Salinger passare in brevissimo tempo da ex autore di racconti fallito in romanziere da Nobel; troppo sbrigativa anche la maniera in cui viene liquidata la ricerca estenuante di privacy da parte del Nostro, agiograficamente ritratto come un personaggio un po' sopra le righe, quando invece adottava un carattere e dei metodi assolutamente preoccupanti, maniacali. Cosa sia scattato nella sua testa durante e subito dopo l'esperienza bellica, quindi, non solo non si può sapere, ma neppure si vuole andare a scoprire in questo film, che trova in Nicholas Hoult un protagonista piuttosto insipido e in Kevin Spacey una spalla eccessivamente marcata per il ruolo che ricopre. Esordio alla regia cinematografica per l'attore Danny Strong, che firma anche la sceneggiatura in solitaria, partendo dalla bio di Salinger scritta da Kenneth Slavenski. 4/10.

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