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Hostiles - Ostili

Regia di Scott Cooper vedi scheda film

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La recensione su Hostiles - Ostili

di genoano
6 stelle

Iter western intriso di tristezza che procede per accumulo di disgrazie. Trama prevedibile e improbabile al tempo stesso, ottime interpretazioni, fotografia memorabile. Voto 6.

Si parte con una citazione di Lawrence che parrebbe impostare il film come un teorema filosofico più o meno di questo tenore: l'America è una terra dal cuore selvaggio perciò gli uomini che vogliono dominarla o semplicemente sopravvivere in essa devono per forza divenire ugualmente duri e selvaggi, sia che si tratti di nativi, sia che si tratti dei coloni europei con o senza giubba blu; il vero spirito americano è, sfrondato da ogni abbellimento retorico, pura violenza e assenza di pietà, le vere armi del vincitore di ogni competizione. Tuttavia la dimostrazione di questo assunto non è condotta proprio con rigore euclideo; per svolgere il tema adeguatamente ci sarebbe voluto un regista-filosofo-poeta alla Malick, qui abbiamo Scott Cooper che confeziona un western revisionista piuttosto conformista nel suo genere, deludente soprattutto in fase di sceneggiatura. Il racconto è ambizioso ma privo di originalità, e impasta insieme sin troppe situazioni e suggestioni provenienti da numerosi altri film; manca il lievito dell'ispirazione per rendere organico il tutto. L'influenza di Malick e in particolare di "The new world" si rivela anche nel cast, che contempla il carismatico Bale e la gentile Q'orianka Kilcher; il granitico Wes "Magwa" Studi e Jesse Plemons, che somiglia molto al giovane Matt Damon, rimandano lo spettatore al film "Geronimo" di Hill; Jonathan Majors ricorda Woody Strode buffalo soldier nel fordiano "I dannati e gli eroi"; la famiglia indiana nobile e dignitosa e la dinamica del rapporto in evoluzione giubba blu-nativi fa pensare che da un momento all'altro stia per entrare in scena il lupo Due Calzini; il telaio della porta spalancata della ombrosa casa dei pionieri si presta ancora una volta ad incorniciare le meraviglie (e gli orrori) della prateria alla maniera di Ford, uno che sui sentieri selvaggi sapeva andarci senza perdersi. Ben realizzate ma poco credibili le scene d'azione, con proiettili magici che arrivano quasi sempre al bersaglio, da ogni distanza e in ogni condizione. Alla fine del film rimangono impressi nella mente soprattutto i grandiosi scenari naturali ritratti con vero sense of wonder e con puro talento pittorico da Masanobu Takayanagi.

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