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Hostiles - Ostili

Regia di Scott Cooper vedi scheda film

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La recensione su Hostiles - Ostili

di champagne1
8 stelle

New Mexico 1892. Le cosiddette (dagli storici americani) Guerre Indiane si sono ormai concluse dopo il massacro di Wounded Knee del 1890, ma sbandati di varie tribù ancora assaltano postazioni di coloni isolate per rubare cavalli e armi, massacrando i "musi bianchi" più o meno come i soldati spesso avevano fatto con i loro consimili. In questo gioco di vendette trasversali che aiuta a generare odio si colloca la vicenda del capitano Joseph Blocker, soldato integerrimo che porta su di sé i segni e i ricordi di un senso del "dovere" che spesso lo ha portato a compiere feroci uccisioni nei confronti dei suoi nemici. Ma il vento della politica sta cambiando e primi atti di clemenza nei confronti dei nativi americani cominciano a esplicarsi. Così quando al cap. Blocker viene ordinato di accompagnare un vecchio capo-tribù recluso con la sua famiglia, ormai gravemente ammalato, presso la sua riserva, egli è per la prima volta tentato di disobbedire: ma in gioco c'è la possibilità di essere inviato alla Corte Marziale e perdere anche la pensione ...

 

 

Film d'apertura alla Mostra del cinema di Roma 2017, sceneggiato e diretto da Scott Cooper (un regista che centellina i suoi lavori), questo film classificato nel genere dell'avventura, in realtà è la rappresentazione di una evoluzione mentale, di un cambiamento profondo che il protagonista effettua nel corso di un viaggio pericoloso ed estremo in cui impara a conoscere meglio chi era il nemico che per tanti anni aveva combattuto con selvaggia abnegazione.

 

 

A fare da contorno, con una fotografia efficace ed evocativa, gli stupendi paesaggi di una natura ancora incontaminata alternati a notturni altrettanto densi. Christian Bale porta avanti una recitazione minimale e sofferta, con parole pronunciate con un tono talmente basso da sembrare sbiascicate (nell'audio originale); a lui fa da contraltare Rosamund Pike, protagonista della scena più drammatica dell'intero film e sempre credibile anche nella sua altrettanto profonda evoluzione psicologica.

 

 

Film che si può leggere come una metafora del presente, proiettata nel passato, del pericolo dell'isolamento dentro i confini dell'identità (di razza, di cultura, di comunità), andando a precludersi la capacità di conoscenza dell'altro che spesso può rivelarsi inaspettatamente complessa e attraente.

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