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Big Fish & Begonia

Regia di Xuan Liang, Chun Zhang vedi scheda film

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La recensione su Big Fish & Begonia

di andenko
7 stelle

Un film stranissimo, nel quale si cumulano decine di personaggi enigmatici, appartenenti ad almeno tre-quattro mondi diversi. I miei figli (6 e 10 anni) non ci hanno capito nulla, ma, a onor del vero, non mi hanno mai chiesto di cambiare film. Forse lo sbalordimento superava la noia. Voto: 7-. PS: consigliatissimo al prof. Massimo Recalcati.

locandina

Big Fish & Begonia (2016): locandina

Tempo fa ho assistito a una conferenza di Massimo Recalcati, il noto psicanalista (personalmente gli preferisco il collega Recanati - lo trovate su Facebook). Cercando di non farmi distrarre troppo dalle decine di spettatrici che gli lanciavano i reggiseni, mormorando "Ma quanto sei bello" (come Lazzaro mi contento delle briciole che cadono dal desco di Epulone...), mi sono sforzato di seguire il filo del ragionamento. Il tema era "Contro il sacrificio" e le argomentazioni piuttosto convincenti. In sintesi, il professore sostiene che l'umanità sia auto-condizionata dal falso mito del sacrificio, come via privilegiata per dare un senso pieno all'esistenza. Ciò porta le persone a compiere scelte folli e mortificanti, nella convinzione che un premio arriverà solo se si soffre. Lo schema vale per molte culture (è forse un dato genetico dell'homo sapiens?), ma si è radicato in modo particolare in Europa, come conseguenza del cristianesimo. Non è significativo che il crocifisso (i.e. uomo morto in croce) sia assurto a simbolo identificativo dei cristiani, anziché, ad esempio, il risorto o meglio ancora il pantocrator (i.d. re dell'universo), che pure ha avuto il suo periodo di gloria, durante il cesaropapismo bizantino?

Argomentazioni convincenti, dicevo.

Poi a uno capita di guardare "Big Fish & Begonia", incuriosito anche dal fatto che sia un prodotto cinese. Non so quanto il film possa essere sintomatico della cultura taoista, che si asserisce essere alla base della trama, ma... Diamine! In meno di due ore affastella tanti sacrifici e tanto drammatici che neppure Tal, il celebre campione di scacchi, osava tanto nelle sue partite.

Prima il ragazzino muore per salvare la semidea. Poi lei sacrifica metà della sua vita, per far risogere lui. Un amico di lei, il classico terzo incomodo segretamente innamorato della protagonista, si uccide per consentirle di essere felice col suo amante (qui siamo ben oltre Elio e "I servi della gleba"). Ma anche il nonno dà il suo contributo, quando il ragazzo viene morso dal serpente...

Insomma, ne consiglio vivamente la visione al professor Recalcati; potrebbe scoprire che non abbiamo solo noi il "monopolio della sofferenza".

Dal punto di vista più prettamente cinematografico, così tante sono le suggestioni dai capolavori Ghibli che ad enumerarle si perde il conto: l'ambientazione da La città incantata, il drago Haku, gli alberi che crescono con la forza della mente, come in Totoro, la donna-pesce come punto di contatto tra uomini e soprannaturale (Ponyo), etc. etc.

Nel complesso è un film stranissimo, nel quale si cumulano tanti (troppi?) personaggi enigmatici, appartenenti ad almeno tre-quattro mondi diversi. I miei figli (6 e 10 anni) non ci hanno capito nulla, ma, a onor del vero, non mi hanno mai chiesto di sospendere o cambiare film.

Forse lo sbalordimento superava la noia.

Voto: 7-.

 

 

 

 

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