Regia di George Clooney vedi scheda film
Suburbicon di George Clooney comincia introducendo un elemento nella narrazione come se fosse quello principale della trama: l'arrivo di una famiglia di colore a rompere l'idilliaco equilibrio di un apparentemente tranquillo quartiere americano. Si scoprirà dopo poco che la storia è in realtà basata su vicende che nulla hanno a che fare con quella famiglia, ma su quelle di alcuni dei loro bianchissimi vicini. L'astio dei residenti contro i neri di Suburbicon entrerà in scena, con uno stratagemma geniale, solo verso la conclusione della storia in una scena che da sola riassume il senso del film.
È innegabile che Suburbicon sia una commedia certamente godibile, persino esilarante in alcuni suoi frangenti grazie a quel modo unico dei Coen (qui alla sceneggiatura) di concatenare avvenimenti assurdi in grado di far ridere solo in quella specifica sequenza. Ed è proprio il caos, che è il motore immobile della cinematografia dei due fratelli del Minnesota, a rendere divertenti le sciagure che accadono ai protagonisti e che seguono logiche inspiegabili ed imprevedibili. Però questa storia fortemente coeniana è messa in scena senza quella ambiguità che invece si nasconde dietro la demenza solo superficiale che anima i lavori della coppia di cineasti. Così Suburbicon è un assaggio del cinema dei Coen in versione "semplificata", che non ha quella complessità e profondità ma lascia spazio ad una sola interpretazione. Una commedia in cui non ci sono sfumature ma ogni personaggio è tagliato con l'accetta, dove manca quello sguardo obliquo che rende invece grande il cinema dei suoi sceneggiatori.
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