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Good Time

Regia di Ben Safdie, Joshua Safdie vedi scheda film

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La recensione su Good Time

di Furetto60
7 stelle

Thriller metropolitano di buona fattura. Ottimo montaggio e colonna sonora. Eccellente la prova attoriale

Due fratelli provenienti dal malfamato quartiere del Queens, Connie, piccolo delinquente di periferia, e Nick, di stazza robusta ma affetto da un grave ritardo mentale, decidono di compiere una rapina, cosi si introducono in una banca, indossando maschere di lattice. La scena sembra quasi ricordare quella di “Prendi i soldi e scappa” per il senso di grottesco che mostra. Il colpo sembra andato a buon fine, ma non è così durante la fuga una mazzetta di soldi impregnata di vernice, esplode spandendo una nube purpurea e lacrimogena, le cose prendono una brutta piega, Connie riesce a fuggire, ma Nick viene arrestato dalla polizia e rinchiuso in una delle carceri più violente della zona. Connie cerca disperatamente di trovare i soldi per pagare la cauzione, coinvolgendo anche la sua donna Corey per integrare la somma mancante. Ma la madre di lei blocca il conto, cosi è costretto a inventarsi un temerario piano per farlo evadere dall’ospedale, in cui Nich si trova ricoverato in pessime condizioni, vittima di una violenta rissa all'interno del carcere. Connie intraprende una pericolosa odissea, nei bassifondi della città nel tentativo, sempre più disperato, di far evadere Nick, lotta contro il tempo per salvare il fratello ma anche sé stesso, consapevole che le loro vite sono appese a un filo. Connie tra tanta vicissitudini, alla fine porta fuori il fratello, si fa ospitare da una magnanima vecchin, la cui nipotina Crystal cerca di aiutarli, ma poi si accorge che l’uomo avvolto dalle bende non è Nick ma uno sconosciuto un certo Ray, ex-galeotto. Good Time si apre e si chiude in uno schema concentrico, con il dramma della disabilità mentale del personaggio di Nick di fondo, ma in realtà centrale al racconto, a cui tutto ruota intorno. Il film di Josh e Benny Safdie mette in scena una storia di perdenti in una periferia degradata ma viva, in cui l'amore, in questo caso fraterno, è pronto a sfidare ogni ostacolo al fine del definitivo ricongiungimento, accompagnato da un'incalzante e calzante colonna sonora.  Good Time non inventa niente di nuovo, ma si allinea al genere, gestendolo con perizia, schivando facili soluzioni, con un epilogo che rende chiara l’ottica circolare dell’opera, dove Benny Safdie affianca con una performance maiuscola, un Pattinson perfettamente in parte. Good Time paga dazio a uno degli stratagemmi classici del cinema d’azione, lo scambio di identità. Si può leggere come un’opera a scatole cinesi, che potrebbe continuare all'infinito. Sostituendo per sbaglio il fratello con un altro, intreccia la sua all’altra storia, perpetuando lo schema narrativo in modo quasi matematico. L’ottima fotografia di Sean Price Williams, il ritmo frenetico di immagini allucinate, le luminarie di Adventureland, il luna park nella periferia del Queens, che risplende con i suoi neon e i suoi riflessi luminosi, danno grande risalto all’aspetto estetico e formale, l’impianto narrativo è sostanzialmente semplice. La dimensione del dramma famigliare, con cui il film apre, lascia poi il passo al dinamismo dell’action movie, il film funziona bene soprattutto nei momenti in cui ci mostra i background culturali dei comprimari, illustrando la dimensione sociale diseredata dei sobborghi americani, che abbrutiscono e fagocitano le persone che la abitano in modo inesorabile; gli spazi attraversati dalla cinepresa sono fatti di una interminabile periferia, di una quotidiana miseria. New York è luogo quasi metafisico della narrazione in movimento, dove l'immagine ha il compito di celebrare l'azione. E nonostante qualche difetto, il film  rivela l'evidente ambizione ad accostarsi, proprio a quella dimensione espositiva. Girato rubando inquadrature per la strada, montato con frammenti spaziali che costruiscono una mappa di New York e ossessivamente concentrato sui dettagli, che generano progressione drammatica, Good Time è strutturato secondo il metodo della forma breve, sviluppandosi, nonostante la durata da lungometraggio, seguendo la logica della rapidità e della densità espressiva. A esprimere una grammatica narrativa simile, è sostanzialmente la struttura basica che sorregge la storia, una struttura semplicissima da favola metropolitana, che propone canonicamente il soggetto fragile da salvare, ovvero il fratello ritardato Nick, poi l'eroe spericolato Connie, che tenta di salvarlo, quelli che aiutano come Corey e Crystal e gli antagonisti, come il garante delle cauzioni e la guardia giurata, che l'eroe deve affrontare sul suo cammino. Ovviamente il nemico numero 1 è rappresentato dalle istituzioni, alias servizi sociali, forze dell’ordine, prigioni, ospedali, che contrastano il piano di Connie, con lo psicologo della sequenza iniziale a rappresentarne il volto buono e comprensivo.

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