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Abracadabra

Regia di Pablo Berger vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Abracadabra

di alan smithee
6 stelle

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE

Madrid oggi: una coppia di coniugi come tanti è impegnata a prepararsi per presenziare ad un matrimonio: o meglio moglie e figlia si stanno facendo belle, mentre il marito e padre, muratore edile specializzato di rara rozzezza, è furioso perché in quel momento si stanno consumando le fasi cruciali della partita del campionato.

Giunti al matrimonio non senza aver mostrato ampiamente la grevità che appare come una caratteristica distintiva dell'uomo, egli si sottopone pure ad un esercizio amatoriale di ipnotismo, diretto da un cugino della moglie, di cui l'uomo è geloso per ritrovarlo sempre attaccato alla bella consorte. In seguito a quell'apparentemente innocuo esperimento, le cose cambieranno radicalmente per la famiglia: il marito manifesta atteggiamenti assolutamente insoliti per la sua indole, collaborando con le necessità domestiche come non lo ha mai sfiorato di fare, aiutando la figlia in compiti con concetti completamente estranei al suo mondo e alla sua limitata cultura di base.

Appare certo che qualcosa è accaduto in quel processo di ipnosi, e le tracce della moglie, che nel frattempo si è improvvisata investigatrice con il cugino al seguito, la portano presso una casa ove fu commesso un tremendo omicidio da parte di un figlio psoicopatico ai danni di una madre inferma. A complicare le cose, pure l'intervento del famigerato medium imbroglione Dott. Fumetti, maestro truffaldino del cugino della moglie, non farà che complicare le cose, in un crescendo di suspence ed assurdo in grado di divertire parecchio, suscitandoi persino risate plateali.

C'era molta attesa per il ritorno in regia del meritatamente celebrato cineasta e sceneggiatore Pablo Berger, salito alla ribalta dell'attenzione cinefila con il magnifico Blancanieves.

Qui resta l'attenzione del regista per il kitch e l'accumulo di situazioni assurde e paradossali, attualizzate allo schema di una società odierna tutta legata ai propri fatui miti (calcio e tifoserie, cellulari e social, divismi senza senso e pettegolezzi spiccioli) ed ai tic di una modernità che procede così veloce da risultare impossibile e forse sino inutile sforzarzi a tenergli testa.

Le atmosfere barocche e sarcastiche ricordano molto lo stile scalmanato e scurrile del cinema di Alex De La Iglesia, e se il film riesce ad essere spesso divertente e brioso, ironico e non privo, nonostante l'atmosfera tutta eccessi e nonsense, di una certa suspence da thriller isterico condito di pura comicità frenetica, nonostante la valida prova di un duo attoriale di eccellenza rappresentato dalle due star iberiche Maribel Verdù (che torna con Berger dopo Blancanieves) e l'inquietantemente comico Antonio de la Torre, il film non riesce ad entusuasmarci come lo fece la prima avventura cinematografica di questo interessante autore.

Che sfodera stile e ritmo da pieno consenso, ma che non ci fornisce, possiamo dirlo con serenità ed onestà, oltre che con convinzione, un gioiello certamente all'altezza del già citato Blancanieves.

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