La recensione su Cars 3

di Marco Poggi

6 stelle

"Cars 3", ovvero la saga del pugile Rocky Balboa dal terzo film a "Creed" in versione auto, anzi in versione Saetta McQueen (che inizia a doversi confrontare con gli acciacchi dell'età e con la consapevolezza che esistono auto più veloci di lui), finale a sorpresa a parte. Si riallaccia al primo film della saga, anche se non è bello come quello.

Al terzo capitolo della saga, Saetta McQueen si confronta con il peggior nemico delle macchine da corsa: il tempo che se ne va via e che trasforma un supercampione in un perdente surclassato da una vettura più giovane e veloce. E' la metafora del campione in crisi che invecchia e che trova un'altra strada per continuare il percorso che si è prefisso. Sembrerebbe la saga di Rocky Balboa di Sylvester Stallone (dal terzo film a "CREED", escludendo i malanni e i tumori dello "Stallone Italiano") in versione auto, se non ci fosse il colpo di scena finale che, però, se ci si pensa bene, non è tale. Belli gli omaggi al Doc di Paul Newman, benché il doppiaggio italiano lo sminuisca un pò perché non è certo il compianto attore americano che si sente parlare, ma un vecchio e bravo teatrante italiano come Ugo Pagliai (vivo, vegeto e pimpante), che cerca, riuscendoci, di non far rimpangere l'altrettanto compianto Cesare Barbetti, che doppiò Doc nel primo film. Inoltre, non dimentichiamoci che il mentore di Saetta McQueen è la versione auto dello stesso Newman, che era un appassionato di corse automobilistiche e che credo si divertì molto a doppiare il primo film e le scene tagliate qui aggiunte in versione flashback. Quanto al film, si lascia guardare con un certo interesse, anche se ha la pecca di essere un sequel e di essere meno originale del film originale, anche se le new entry, Cruz soprattutto, sono personaggi interessanti e divertenti.

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