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Death Note

Regia di Adam Wingard vedi scheda film

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La recensione su Death Note

di SatanettoReDelCinema
1 stelle

Un film talmente abominevole che è riuscito a farmi tornare a scrivere recensioni in un momento nel quale non ci pensavo neanche.

Avete mai provato, mentre guardavate un film, la sensazione che ciò che vedevate sullo schermo (TV, maxi o PC che fosse) vi stesse chiamando per nome urlando a gran voce di recensirli? Anche in un momento in cui non avete voglia di scrivere commenti sulle uscite cinematografiche e televisive, eppure guardando quel film in particolare non potete resistere all’idea di scriverci qualcosa a riguardo. E no, non intendo due righe e butta via così, intendo molto, ma MOOOOLTO di più? Nel caso aveste mai provato questa sensazione allora sapete cosa ho provato io nel vedere questo film.

Il film in questione è, ovviamente, Death Note, adattamento americano dell’omonimo manga giapponese scritto da Tsugumi Oba dal quale poi è stato tratto il più famoso anime diretto da Tetsuro Araki.

Per chi non lo sapesse (quindi immagino tutti voi che state leggendo) il manga da cui è tratto questo film è uno dei miei preferiti in assoluto, così come l’anime.

Un concept malatissimo ma al tempo stesso geniale, un protagonista brillante, un rivale perfetto con il quale si instaura una guerra psicologica epocale ed iconica per il suo genere, in mezzo alla quale vi saranno personaggi secondari perfettamente funzionali e colpi di scena a ripetizione, e tutto ciò avvolto da un’atmosfera fantastica e musiche da pelle d’oca, rendono la serie originale di Death Note un’opera magistrale che consiglio caldamente a chiunque, soprattutto per la prima parte di essa.

 

Si sono già viste trasposizioni cinematografiche dal Sol Levante su Death Note, tutte più o meno accettabili, con il giusto bilanciamento tra fedeltà parziale e atmosfera rispettata. La prima volta che ho letto sul web la notizia che Netflix avrebbe prodotto un suo adattamento occidentalizzato sulle prime non sapevo cosa aspettarmi.

Poi sono arrivate le prime foto dal set, e ho iniziato ad avere paura.

Poi sono usciti i trailer, e il mio fondoschiena si è completamente stretto.

E infine è arrivato ufficialmente il film, per la regia di Adam Wingard, in passato autore di qualche horror di livello medio-basso quali Blair Witch (Il remake), V/H/S, l’interessante ma mal-sfruttato You’re Next e altri. Nonostante le aspettative basse mi aspettavo quantomeno qualcosa, su tutte un’atmosfera che ricordasse la serie originale.

Allora accedo sul mio account Netflix, inizio a guardare il film e dopo, letteralmente, dodici minuti fermo tutto e vado a pensare seduto in un angolo della mia camera da letto. Non ci volevo credere che uno dei miei miti fosse stato violentato in una maniera così profonda, viscerale e goduta (sì, non userò mezzi termini perché sarebbe un onore per questa maialeria essere nominata con galanteria e pudore). Ed ero solo all’inizio del film…….

 

Con grandissima fatica sono arrivato (trascinandomi) alla fine dei 100’ di pellicola. E ora che ho fatto questa lunghissima premessa posso affermare con assoluta ed indiscussa certezza che questo è uno dei pezzi di spazzatura peggiori che abbia mai visto in vita mia. E’ un film sbagliato su tutta la linea, profondamente e irrimediabilmente.

Prima di tutto, cosa importantissima: il Death Note di Adam Wingard NON E’ Death Note. Avete presente Dragonball Evolution, film del 2009 diretto da James Wong ispirato in maniera estremamente libera alla serie-capolavoro della mia infanzia Dragon Ball? Ecco, in confronto a questa trasposizione di DN, DE è un omaggio alla serie da cui è tratto!!

La cosa più bella è che ho letto tanti commenti difensori di questo film. La loro motivazione? Letteralmente,

 

<<Eh, ma è un film ispirato, non una trasposizione vera e propria. Non conta se è fedele o meno…>>

 

e cose di questo tipo che sono allucinanti da leggere. Il film sarà anche “ispirato”, ma il fatto che mantenga il nome dell’opera originale, i nomi dei personaggi dell’opera originale e l’incipit di tale opera fa capire che per quanto possa essere “liberamente ispirato” è comunque un film che si propone di essere una trasposizione del capolavoro di Tsugumi Oba, quindi come tale deve rispettarne quantomeno il senso. E invece no, assolutamente no, il filmaccio fallato di Wingard non solo non rispetta la storia ma stravolge completamente il senso dell’opera arrivando a cambiare profondamente i personaggi dell’opera originale e i loro ruoli!! L’esempio lampante è il protagonista, Light Turner (in originale Light Yagami), che nell’originale è un vero e proprio genio del male, mentre in questo film, a parte all’inizio-inizio e alla fine-fine, è il Re dei minchioni!!! Nel film di Wingard, Light è un bimbominchia con evidenti problemi sociali, mentre nella serie è talmente geniale da riuscire a portare avanti un’emozionante guerra psicologica con L e gli altri suoi oppositori. Ma in questo film la guerra psicologica in questione si vede poco (e in modo penoso) e Light è il classico protagonista di teen-movie che ottiene un determinato potere, si esalta di ciò, poi capisce di essere in errore ma per un motivo o per un altro non riesce a smettere e alla fine si pente da bravo citrullo quale è. Esatto, si PENTE!! Anche perché, nel film, non è lui a decidere di iniziare a giustiziare criminali col quaderno, ma è bensì il Dio della morte Ryuk ad incitarlo!! RYUK E’ IL VILLAIN, CAPITE!!! Il Dio della morte che nella serie sta al di sopra delle parti, dando al massimo qualche aiuto a Light ma che sta fuori la maggior parte delle volte per scelta proprio del protagonista che si ritiene talmente tanto il genio che effettivamente è da non aver bisogno del suo aiuto!!!! IL VILLAIN!!!! Immagino possiate dunque capire come tutto ciò sia profondamente sbagliato e, appunto come detto prima, come svilisca il senso dell’opera originale. Io capisco sia impossibile essere fedeli al 100%, soprattutto quando hai una storia originale così tanto intricata e ben fatta, ma ci sono cose che sono l’ABC e che dunque non puoi stravolgere anche per una questione di rispetto. L’unica motivazione che posso trovare dietro a questa scelta è che Wingard e il suo team magari hanno pensato che tratteggiando Light come è nella serie non avrebbe riscontrato i favori del pubblico, per motivi di target e cose del genere, e questa motivazione sarebbe la definitiva conferma che regista e soci non si sono mai avvicinati nemmeno per un istante all’opera originale, perché se ci avessero provato saprebbero che tantissimi fan della serie hanno sempre fatto il tifo per il Light originale, dato che, per quanto malate potessero essere le sue intenzioni, la genialità del grande Oba è riuscita a fare innamorare del vero Light intere generazioni di appassionati.

 

Detto ciò passiamo al resto delle note dolenti, che sono decisamente tante. La storia in questo film non esiste, è appena abbozzata e quel poco che si vede viene sviluppata di fretta e con anche qualche buco non indifferente. Il film è privo di uno stile, nell’opera originale musica e atmosfere facevano un lavoro eccezionale mentre qui si respira aria di teen-movie scadente con musiche ritardate. Gli attori sono uno più inadatto dell’altro, fatta eccezione per Lakeith Stanfield nel ruolo di Elle, anche loro sembra non abbiano mai letto il manga o visto l’anime in vita loro. Sugli effetti grafici meglio non parlare, basta vedere il design del già citato Dio della morte Ryuk per non capire più se ridere, piangere o suicidarsi bevendo direttamente da una fogna di un sobborgo riminese. E infine, ciliegina marcia sulla torta del celebre Iginio Stercorari, le ridicole morti che fanno sembrare il tutto uno spin-off malamente partorito della saga Final Destination, ma pure peggiore del più ignobile capitolo di quella saga (che a mio personale avviso è il quarto).

 

Dunque, concludendo questo estenuante sfogo/papiro, magari questo Death Note di Netflix non è un film da 0 in pagella, qualcosina qua e là come la già citata interpretazione di Stanfield e la fotografia non sono da buttare. Ciò che però motiva la mia valutazione estremamente bassa è il fattore “odio personale”, dovuto al profondo errore che è tutta questa operazione. Sento spesso gente prendere le difese di film del genere, con altre frasi tipo:

 

<<Eh, ma avevano un budget basso, va apprezzato l’impegno…>>

 

Già, apprezziamone allora l’impegno…..aspettate, impegno??? QUALE IMPEGNO!?!?!? Dove si sarebbero impegnati Adam Wingard e il suo team nella realizzazione di questa immondizia!?!?!?!??? E’ tutta una palese operazione commerciale fatta per guadagnare più soldi possibili marciando su un capolavoro e pestandolo manco fosse l’uva. Il ragionamento che seguo io è semplice: se tu, come in questo caso, non hai ne le idee e ne i soldi per fare un determinato film, semplicemente, NON-LO-FA-RE-E-BAS-TA!!!! E invece no, i soldi prima di tutto!!! Chissene se stiamo sputando addosso ad un capolavoro, dobbiamo solo fare cassa sui cervelli poco sviluppati di chi ci guarda.

Ed è proprio questo fattore a determinare la bocciatura definitiva e irreversibile di questa aberrazione cinematografica e il suo inserimento nell’arca del disonore.

 

Voto: 0/10.

 

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