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Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Tre manifesti a Ebbing, Missouri

di Barone Cefalu
5 stelle

Con "Tre manifesti a Ebbing, Missouri", Kevin McDonagh conferma d'essere uno dei registi più sopravvalutati della sua generazione.

 

E' un regista che ha già dichiarato in precedenza l'amore per la commistione di generi, da "In Bruges" passando per "7 psicopatici", a quest'ultimo, "Tre manifesti", con una ricerca che si muove fin dagli esordi tra il drammatico con tinte noir e la commedia, senza celare l'evidente stima per l'America dei fratelli Coen, con vaghe dosi tarantiniane (7 psicopatici).

Ma dove Tarantino negli esordi si è spesso rivelato un regista capace di cucire le varie parti del patchwork di celluloide, ed i Coen maestri nel cogliere le atmosfere tutte americane del Sud, McDonagh opera una commistione mai riuscita, dove una ricercata levità scade invece in retorica superficiale, in noiosi déjà vu che il pubblico, e certa critica, evidentemente ama rivedere e riconoscere, che apprezza come un facile ritorno a casa.

Basta leggere i due libri di John Kennedy Toole, ambientati tra Louisiana e Mississippi, soprattutto "La bibbia al neon" scritto negli anni '50, ma anche l'opera più conosciuta, "Una banda di idioti", per trovare quella autentica radice amara dell'ambigua società americana, che viene raccolta degnamente dai Coen e che, nei film di McDonagh, viene solo scalfita.

 

"Tre manifesti", storia già sentita di rivalsa da parte di una donna forte, con alle spalle un matrimonio di abusi da parte di un marito violento, e la orribile morte di una figlia, stuprata ed uccisa in una strada provinciale di Ebbing, nel Missouri, riesce a smuovere le acque nella ricerca dell'assassino utilizzando tre vecchi cartelloni pubblicitari, per provocare ed incitare la polizia sul vecchio caso d'omicidio. Inutile dire che questa pubblicità così manifesta le si ritorcerà contro, visto che renderà instabili le varie personalità della cittadina americana.

 

L'unico merito di McDonagh, se di merito si tratta, è quello di far ricorso ad attori capaci, anche se li fossilizza in ruoli già visti ed abusati. L'unica perla di tutto il film è la notevole interpretazione inedita di Sam Rockwell, poliziotto mammone incapace ed ingenuo (proprio un personaggio alla J.K.Toole) che ruba forza alle solite espressioni dure, severe ed immusonite alle quali ci hanno abituato nelle loro carriere Frances McDormand, ed il poliziotto/detective Woody Harrelson, tutta una passeggiata dopo le vette del poliziotto corrotto di True Detective.

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