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Nico, 1988

Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film

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La recensione su Nico, 1988

di maghella
9 stelle

 

Una piccola bambina bionda sente un boato e nell'oscurità della notte, osserva un bagliore inquietante: la madre della piccola le spiega che è Berlino che sta bruciando.

1986-1988 sono questi i 2 anni che la regista Susanna Nicchiarelli decide di raccontare della vita di Nico, anzi di Christa Paffgen in arte Nico. La cantante non è più la bellissima fotomodella bionda che negli anni '60 aveva fatto innamorare, Alain Delon e Lou Reed, ma una donna sovrappeso dall'aspetto dark e dalla voce profonda, che riesce ancora a far parlare di sé per i suoi trascorsi nei Velvet Underground. In realtà Nico cerca disperatamente di fuggire da quel passato così ingombrante che le ruba un presente sconosciuto ai più. La musica e la voce della cantante tedesca sono la parta sincera di un a animo complesso e compromesso dall'uso delle droghe. Christa è imprigionata dal ricordo di Nico che gli altri continuano ad avere, il pubblico che ancora la segue, la band che l'accompagna nei suoi tour roccamboleschi la vedono sempre e solo come la musa degli anni '60, e questo non fa altro che aumentare il disagio psicologico della cantante che vorrebbe trovare un equilibrio con l'affetto del figlio Ari e condurre una vita semplice.

Il film potrebbe essere definito anche come un road movie se si segue solamente l'aspetto narrativo che lega le vicissitudini della band nelle sue tappe per l'Europa, in effetti è un viaggio nell'animo tormentato di un'artista che comprende di aver perso l'occasione per essere  una brava madre quando ne avrebbe avuto la possibilità, che vuole liberarsi di un passato pesantissimo e ancora troppo ingombrante in cui lei si descrive solo come una "bella immagine".

Nel 1986 Christa non è più la bellissima modella bionda, ma è  (forse) per la prima  volta la donna che vuole realmente essere. Con delicatezza cerca un nuovo contatto con il figlio ricoverato in clinica per l'ennesimo tentativo di suicidio, grazie alla vicinanza del suo manager inglese innamorato  (nemmeno troppo segretamente) di lei riesce a disintossicarsi e a trovare una possibile "normalità", ma la vita a volte segue dei percorsi davvero imprevedibili e quello di Nico si interrompe per una banalissima caduta di bicicletta.

Difficile dire cosa renda questo film così delicato e sensibile,  anzi no...è facile: è il rispetto per una figura femminile più unica che rara negli anni '80, quando tutto era fluorescente e appariscente, Nico sceglie di diventare una dark lady, consumando il suo passato glorioso ma nefasto in un bagliore di fuoco come quello che vide da bambina in lontananza alla fine della guerra, con tanti sforzi e l'aiuto di qualche amico sincero, decide di risollevarsi e di risorgere come una fenice dalle ali ferite.

La sincerità dell'artista e del suo trascorso è visibile dalla bravura di  Trine Dyrholm, che per me rimarrà immortale con questa sublime interpretazione meritevole di ogni premio disponibile. La brava attrice interpreta con la sua voce le canzoni di Nico in maniera invidiabile per qualsiasi cantante di professione ed entra nei panni dell'artista in modo completo senza farsi sconti di alcun tipo.

I flash back dei ricordi del passato sono reali, miscelando come in una pozione magica finzione e realtà,  rendendo i passaggi del film un vero e proprio viaggio interiore.

La ricostruzione storica di quei 2 anni particolari sono precisi e minuziosi  a partire da una semplice tavola apparecchiata, fino ad arrivare alla descrizione di una Praga ancora chiusa in un comunismo prossimo alla caduta in cui Nico si esibisce in una delle sue più belle performance.

Nel film si mostra una Nico alla continua ricerca di qualcosa, di un rumore, di un frastuono, di un calore. Forse anche lei è bruciata come la Berlino nazista, ma di certo ha lasciato con le sue canzoni un bagliore che ancora continua a splendere.

Trine Dyrholm

Nico, 1988 (2017): Trine Dyrholm

 

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