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Contromano

Regia di Antonio Albanese vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Contromano

di alan smithee
5 stelle

Gli insicuri, ma anche i sensibili, sono sempre contrari per principio ai cambiamenti. Mario Cavallaro vive sulla sua pelle e sulle scelte che da anni contraddistinguono la sua quieta vita routinaria di negoziante single titolare di un negozio di calze ed intimo maschile ereditato dalla famiglia, i cambiamenti che insidiano la sua sicurezza conquistata con anni di ostinata ripetizione e ciclicità.

Quando apprende che l’anziano barista che da decenni gli serve quello che a lui pare il marocchino migliore del mondo, sta cedendo la sua attività all’egiziano di fronte che intende espandersi, ecco che la tranquillità accumulata lo abbandona, ed il suo approccio alle insidie rappresentate dagli extracomunitari che lo circondano di attenzioni “commerciali”, lo mandano in bestia.

Quando il senegalese Oba, già incontrato nei dintorni, inizia furbamente a fargli concorrenza vendendo prodotti simili alle sue calze, ma a prezzi decisamente inferiori, la psiche dell’uomo cede: tramortito con un sonnifero l’uomo, il commerciante decide di dare l’esempio e riportarlo da dove + venuto. Per fortuna (ma Mario non se ne rende conto), nel viaggio “di rientro” dei due, si aggiunge la bellissima Dalida, presentata nei panni della sorella di Oba.

Raggiungeranno il Senegal, ma le cose saranno diametralmente cambiate, e eticamente non proprio in male.

Dopo tanto tempo il comico di razza Antonio Albanese torna a dirigersi e per l’occasione sfrutta una tematica davvero scottante e attuale come l’immigrazione clandestina.

Ne scaturisce un ritratto almeno inizialmente caustico e una satira che pare riuscita e pungente.

Peccato che le ragioni della commedia impongano, in Italia più che altrove, di ricondurre tutto e son troppo presto nei meandri della favoletta tenera e piena di buoni sentimenti, che finisce per fagocitare quella sana, comprensibile cattiveria che si respira ormai ogni giorno semplicemente camminando per strada.

In tal modo il film, da specchio fedele ironico e brillante, finisce per svilirsi in un ritratto dolceamaro on the road utile solo a presentarci scomodi ma ameni sfondi scenografici di un paese sempre troppo da cartolina, irreale e falsato.

Albanese, nonostante tutto, rimane un gran talento e come tale si conferma nelle scene apparentemente minori e di supporto: il pranzo il riva al mare in cui l’amico portatore di handicap ordina l’impepata di cozze, chiedendo aiuto al nostro buon uomo, con esiti disastrosi in termini di macchie di sugo su tutto il vestito, è sottilmente esilarante.

Molto meno convincente tutto il sottofondo moralista costruito attorno ad un viaggio che avremmo preferito mantenesse i toni “veraci” che ci parevano convincenti – pur se un po’ sopra le righe – poco dopo l’avvio, organizzato con la solita pedante voce fuori campo introduttiva.

Peccato che invece per fare commedia, ci si debba sempre sentire, a casa nostra, in dovere di smorzare i toni, di edulcorare paesaggi e situazioni, stili di vita, case e arredamenti, come a trovarsi dinanzi ad uno spot pubblicitario quasi sempre inverosimile e stereotipato.

 

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