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L'amore rubato

Regia di Irisch Braschi vedi scheda film

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La recensione su L'amore rubato

di barabbovich
2 stelle

Stupratori, violenti, assassini, stalker, carnefici: grazie al film di Irish Braschi, liberamente ispirato all'omonima raccolta di racconti di Dacia Maraini, possiamo finalmente dirci dotati di molti punti fermi sulla psicologia del maschio italiano. Qui il soggetto in questione viene presentato in maniera rigidamente monodimensionale e messo a servizio di un film-pamphlet nel quale le sfumature non hanno alcun diritto di cittadinanza. Tra il manager facoltoso (Preziosi) che massacra di botte la moglie (Rocca), il gestore di una palestra (Fassari) che stupra una sua giovanissima dipendente (Mastalli), la liceale stuprata dal solito branco di compagni nell'omertà generale, l'attrice (Pession) ghettizzata dentro le mura domestiche dalla prepotenza del compagno e la donna di mezza età (Ricci) brutalizzata da un amante geloso (Poggio), ce n'é per tutti. Preoccupatissima di stare fedelmente nel solco dei cliché più triti e di assecondare rigidamente il teorema del film, la regia perde completamente di vista tanto quel minimo di approfondimento psicologico che ci si aspetterebbe da un tema del genere, quanto l'aspetto meramente filmico. Nessuno degli interpreti sembra credere al ruolo e sull'insieme grava un'aura del tutto posticcia, enfatizzata dalla presenza inopportuna di Sua Retorica, madame Boldrini. Un tema così importante avrebbe meritato ben altro lavoro di cesello.

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