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Borg McEnroe

Regia di Janus Metz Pedersen vedi scheda film

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La recensione su Borg McEnroe

di genoano
5 stelle

Palla break, palla set, palla match. Molte palle per un film che porta lo spettatore al punto di rottura. Voto 5.

Il bellissimo "Rush" fondeva spettacolo e dramma, esaltava l'agonismo, ritraeva in modo avvincente e convincente due titani dello sport e coglieva, con una lucidità e un'intelligenza non comuni per un blockbuster, il vero senso di una grande rivalità capace di migliorare, spingendoli oltre i propri limiti, i contendenti che ad essa avevano dato vita. Borg Mc Enroe nasce con l'intento di copiare la formula "dramma sportivo basato su eventi reali con protagonisti due miti dello sport in un momento cruciale della loro rivalità" ma lo fa in modo meccanico, regalando pochissimo spettacolo e tediando lo spettatore con un opprimente ritratto psicologico un po' alienato e alienante. Tutto viene visto dalla parte di "Ice"Borg, rappresentato come un eroe capace di imbrigliare i suoi demoni interiori attraverso una serie di ossessioni e compulsioni e di scaricarli in un rovescio bimane micidiale come una martellata di Thor; ma questi demoni non è poi ben chiaro da dove vengano; tuttavia questa versione di Borg è il pezzo forte del film e pare sia, in base a quanto raccontava in un'intervista il suo amico Panatta, piuttosto realistica. Mc Enroe, geniale artista della racchetta, viene sminuito e rappresentato in maniera affrettata e stringata, tanto che il titolo più giusto per questo film sarebbe "BORG!  e, incidentalmente, anche un po' Mc Enroe"; pare quasi che la produzione svedese, per attrarre al cinema più pubblico, abbia camuffato come racconto di una rivalità un film che in realtà è nato come esaltazione di un eroe sportivo nazionale. LaBeouf è  poco somigliante a Mc Enroe e soprattutto sembra tutto concentrato sulle bizze del suo personaggio ma incapace di veicolare l'idea del talento puro di cui esse erano soltanto l'espressione deteriore. La rappresentazione della famosa finale di Wimbledon non riesce mai ad emozionare; non aiuta il fatto che, per realizzare i punti in modo credibile, sia stato necessario ricorrere a controfigure riprese da lontano. Unici momenti validi e intensi del film sono quelli in cui il sempre bravo Stellan Skarsgaard duetta col giovane Borg, interpretato dal vero figlio del campione, avviandolo verso la gloria coi suoi ammaestramenti.

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