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Borg McEnroe

Regia di Janus Metz Pedersen vedi scheda film

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La recensione su Borg McEnroe

di gaiart
8 stelle

Il tennis usa il linguaggio della vita: vantaggio, servizio, errore, pausa, amore (o zero). Ogni partita è una vita in miniatura Andre Agassi

SILENCE IS SO PRECISE

IL SILENZIO E COSI PRECISO

 

Il tennis usa il linguaggio della vita: vantaggio, servizio, errore, pausa, amore (o zero). Ogni partita è una vita in miniatura

Andre Agassi

 

 

Silence is so precise

 

Partirei con questa citazione di Mark Rothko per descrivere i tre film di oggi, e poi aggiungerei: “per chi sa leggerlo”.

Questa infatti è una frase perfetta per veicolare il materiale umano delle pellicole che abbiamo visto stamane al festival di Roma.

A volte il silenzio che, letto male, appare autismo, riguarda molto i personaggi dei film di oggi.

C’è infatti chi si racchiude in un mutismo totale perché si sente diverso, solo o bullizzato. Come già Humphrey, il personaggio meraviglioso descritto da FLORENCE MONTGOMERY in Misunderstood, divenuto poi INCOMPRESO di Comencini, che lo ha rielaborato nel personaggio di Andrea, in quel capolavoro visivo che diventa il uno dei miei film preferiti.

 

Giovani fragili, vulnerabili, problematici o agguerriti come nel caso del bellissimo Borg/Mc Enroe, di Janus Metz, che fotografa i due personaggi protagonisti del tennis anni ’80, innanzitutto come bambini che sembravano sfiorare il caso psichiatrico. Chiuso, pieno di rabbia inespressa il primo, “come un iceberg che invece dentro è un vulcano”. Violento, maleducato, irrispettoso, aggressivo, iconoclasta il secondo, in grado di svolgere operazioni matematiche, alla stregua di Hoffman in Rain man, affetto dalla sindrome del savant.

 

Il regista, che ovviamente ha vinto il premio del pubblico per un film elegante, forte, intenso, pieno di passione, tramanda i due campioni con attenzione psicologica, proprio come fece la Montgomery, adattando peròle difficoltà alla vita sportiva, rivelando notevole acume psicologico. Non è solo un film di sport. Anzi.

A volte qualcuno è in grado di leggerci, tradurci, supportarci. Come fu Giulio II con Michelangelo. Gian Giorgio Trissino con Palladio. Agostino Chigi che eresse la villa Farnesina con Peruzzi, Sodoma, Sebastiano del Piombo, Raffaello, ragazzini di 15 anni raccolti dalla strada.

Utile il passaggio in cui un allenatore di Coppa Davis, (nell’ottima performance di Stellan Skarsgård, già il professore in Genio ribelle) è in grado di trasformare quest’energia distruttiva nel caso di Borg, espulso dalla prima accademia di tennis per la violenza caratteriale non sportiva e inadeguata, dalla gelida freddezza apparente nel campione che tutti conosciamo.

E, se solo apparentemente si ruota intorno alla tensione della Finale Wimbledon 1980, in realtà nel film c’è tutto: competizione, sacrificio, grinta, psicologia e lettura dei caratteri.

Alcune stelle brillano per sempre - si dice e qui sono Shia Labeouf e Sverrir Gudnason a veicolare McEnroe e Borg. Apparentemente una delle più straordinarie rivalità di tutti i tempi, in realtà i due personaggi contrapposti e originali, entrambi silenziosi e introversi, alla fine trovano il loro raccordo emotivo sviluppando amicizia e legame profondo. Proprio per la loro similitudine e genialità.

 

 

 

Altro bellissimo film, sospeso tra tennis, educazione, psicologia e creazione di mostri o campioni, è LOVE MEANS ZERO, elegante tentativo del regista di far rendere consapevole il pluri ottantenne Nick Bollettieri, allenatore americano di origine italiana, famoso per i suoi metodi drastici nel produrre campioni come Agassi, Becker, Courier, Rios, Sampras, Seles, Šarapova, Serena Williams.

Notoper la capacità di creare a tavolino una macchina da guerra, come se si fosse in un esperimento in laboratorio mettendo in competizione più cavie, col motto: “che vinca il migliore”, nella sua accademia raccoglieva bambini in cui sostituiva se stesso all’amore familiare, creando anche danni irreparabili.

 

 

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