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Due sotto il burqa

Regia di Sou Abadi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Due sotto il burqa

di obyone
7 stelle

Camelia Jordana, William Lebghil

Due sotto il burqa (2017): Camelia Jordana, William Lebghil

Félix Moati, Camelia Jordana

Due sotto il burqa (2017): Félix Moati, Camelia Jordana

 

Mahmoud ha abbracciato gli ideali dei Fratelli Musulmani dopo un lungo periodo trascorso nello Yemen. Una volta rientrato in Francia impone regole rigide alla sorella Leila e al fratello adolescente Sinna. Leila non può uscire di casa, frequentare l'università e tanto meno prestare servizio di volontariato insieme al fidanzato Armand. Insieme a quest'ultimo ha la possibilità di recarsi a New York per uno stage alle Nazioni Unite ma Mahmoud le distrugge il passaporto così come distrugge ogni simbolo della cultura occidentale e le foto dei genitori deceduti ai quali rimprovera, di continuo, l'intollerabile deriva laica della famiglia. Per il fratello più giovane, invece, è pronto un biglietto d'andata per la penisola araba che lo trasformerà in un timorato figlio di Allah.

Mahmoud però non ha fatto i conti con Armand, figlio di rifugiati politici iraniani scappati dal Paese a causa della rivoluzione khomeinista, che è pronto a tutto pur di sottrarre la propria ragazza all'autorità del dispotico fratello. Armand che, sovente, consiglia agli immigrati richiedenti lo status di rifugiato politico di mentire sul loro conto e di farsi passare per quello che non sono per ottenere velocemente il loro obiettivo, decide di applicare il teorema su se stesso pur di entrare in casa di Leila e poterla rivedere. Si trasforma, così, in Sheherazade grazie alla quale valica i confini della casa di Mahmoud eludendone la guardia ma attirando, al contempo, su di sé, le attenzioni dell'intera famiglia, dando vita ad una serie di incontrollabili conseguenze tragicomiche.

 

Félix Moati

Due sotto il burqa (2017): Félix Moati

 

"Cherchez la femme" deriva il titolo da un motto reso celebre in un'opera di Alexandre Dumas del 1854 che pressappoco invita a cercare la colpa di qualcosa in una femmina. Insomma se succede un guaio "cercate la donna" e troverete il colpevole. Nel caso nostro si va sul sicuro. La responsabile è senza dubbio donna. E si chiama Sou Abadi. Regista francese, di origini iraniane e di cultura islamica. Una signora con una fedina penale sufficientemente "sporca" da scrivere e realizzare un film che parli con cognizione di causa di religione, fondamentalismo e libertà di espressione. Sou Abadi affronta le tematiche con ironia pescando dal proprio vissuto personale di donna islamica e di esiliata in un paese straniero. La dolorosa esperienza della Rivoluzione rivive nel racconto della madre di Armand che ricorda alla polizia parigina di aver visto una sola volta una ragazza vestita del niqab quando sfigurò il volto di un'amica al grido di "puttane occidentali" per le strade di Teheran. È l'unico momento drammatico, in un film, altrimenti, ricco di ironia e garbata comicità. Quella comicità che mette bonariamente in ridicolo le claustrofobiche comunità religiose musulmane (quella sciita dei profughi iraniani e quella sunnita prevalente in Francia) che litigano su chi sia depositario dell'ortodossia religiosa. Il film però invita a guardare all'Islam con una mente libera da preconcetti e bieche strumentalizzazioni. La religione del profeta non è odio, terrorismo e imposizioni. È testimonianza dell'Amore di Dio verso le proprie creature che si materializza nelle sure del Corano recitare da Sheherazade a Mahmoud, che veicolano per una volta l'immagine di un Islam gentile, compassionevole e capace di far vacillare le sicurezze del soldato di Allah. Il film di Sou Abadi parla anche di amore terreno visto nelle più equivoche sfaccettature: uomo/donna, uomo/uomo, donna/donna. Il travestimento nel creare ambiguità sessuale suggerisce che i sentimenti scaturiscono dalla bellezza dell'animo ancor prima di quella del corpo. Mahmoud pur di sposare l'Amata è disposto a gettare alle ortiche le basi della sua radicalizzazione e addirittura convertirsi all'Islam sciita. L'Amore è un sentimento nobile in grado di aprire nuove porte e chiuderne altre. La regista, inoltre, ci fa intuire che la piena accettazione di sè contribuisce, non poco, a ridurre quelle insoddisfazioni personali e quelle paure che sono pane che nutrono il più meschino estremismo. Animi in pace, società pacifica. La religione può riappacificare, la strumentalizzazione della stessa può solo dividere. Questo è il messaggio più profondo che la regista ci vuol lasciare. Peccato solo che sembra destinato a ristagnare lungo le sponde occidentali del Mediterraneo visto l'attuale diniego dei paesi islamici a distribuire il film all'interno dei propri confini.

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

Félix Moati

Due sotto il burqa (2017): Félix Moati

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