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All'onorevole piacciono le donne

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su All'onorevole piacciono le donne

di alan smithee
5 stelle

FULCI-FOREVER
"Nonostante le apparenze…. e purché la nazione non lo sappia...All'onorevole piacciono le donne". Un titolo alla Wertmuller, seppur più noto quando ridotto al solo finale.
Si tratta di uno dei film più politico e sarcastico che fa capo alla variegata filmografia dell'eccentrico regista romano Lucio Fulci.
La scalata alla nomina di Presidente della Repubblica che vede l'onorevole di centro Giacinto Puppis, personaggio appoggiato fermamente dal potere ecclesiastico come da tradizione centrista-cattolica italiana di gran parte del '900, e per questo in testa alle probabilità di nomina, vede lo stesso favorito al ruolo grazie al suo carattere dimesso, alla sua ritrosia ormai proverbiale nei confronti del gentil sesso tentatore e traviante, almeno come concepito dalla austera madre chiesa romana.
Peccato che un raptus improvviso trasformi di punto in bianco il mite e inibito uomo politico, in uno sciupafemmine impenitente, con una intrattenibile attrazione per i posteriori femminili.

Sarà un'impresa cercare di guarire l'onorevole dal quel disonorevole nuovo vizio, mentre molto meno difficile sarà eliminare il suo sfidante più temibile, giunto ormai, anche grazie a quella spiacevole trasformazione del suo avversario, al punto di soffiargli l'ambita carica istituzionale.
Il film ebbe molto successo di pubblico alla sua uscita, ma fu subito bloccato dall'intervento della censura, a sua volta pesantemente influenzata dagli esponenti di spicco di una DC fermamente colpita nel vivo, e dunque in tutti i modi propensa a bloccare la circolazione del film: che fu bloccato per oscenità. Un modo come un altro per togliersi di mezzo una pellicola scomoda che parlava sin troppo chiaro.
Anche la critica, sempre piuttosto sprezzante per partito preso nei confronti di Fulci, non ci pensò su molto prima di bocciare senza appello la pellicola, che solo in seguito venne apprezzata per il coraggio decisamente imprudente con cui il regista ed autore dello script (assieme a Sandro Continenza), seppe delineare un quadro satirico e tagliente delle miserie della politica italiana, tutta mossa da opportunismi e accordi sottobanco per preservare ognuno la propria fetta di potere e di poltrona al comando.

Un cast di tutto rispetto, portato avanti da un esilarante Lando Buzzanca (affiancato dal non meno irresistibile Lionel Stander  ne ruolo del cardinale politicante corrotto Maravidi, dal trio di veneri tentatrici efficacemente rappresentato da Laura Antonelli, Anita Strindberg e da Agostina Belli, nonché dall'ottimo caratterista Renzo Palmer, impegnato nel ruolo di padre Lucion, permette al film di presentarsi, ora più che mai, come un apologo sprezzante e tagliente di un epoca di corruzioni e mercanteggiamenti senza ritegno né vergogna, trascorsa e lontana, ma mai veramente sradicata nel modo di fare e comportarsi di molta casta, politica come clericale.
Per questo motivo, un film di satira magari poco raffinata ma efficace, che non appare affatto datato, ma specchio ancor oggi tutt'altro che assurdo di un malcostume tutto italico mai davvero estirpato. 
 
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