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La casa

Regia di Sam Raimi vedi scheda film

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La recensione su La casa

di GIANNISV66
10 stelle

Tutto cominciò nel lontano 1978 quando un gruppetto di studenti realizzò un cortometraggio dal titolo Within The Woods. Erano Sam Raimi, Bruce Campbell e Robert Tapert, gli stessi che tre anni più tardi saranno gli artefici di uno dei più grandi successi della cinematografia horror, per l'appunto questo The Evil Dead.
Realizzato con un budget risicato, raggranellato grazie all'attenzione suscitata dal sopra citato cortometraggio, La Casa risente nella sua struttura narrativa dell'atmosfera goliardica e naif nella quale venne creato, una sorta di manuale del cinema horror per adolescenti.
E il fatto che nella cantina degli orrori, appeso a un muro, c'è il poster strappato di un cult movie dell'horror anni '70, The Hills Have Eyes (Le Colline hanno gli occhi) di Wes Craven, appare come una dichiarazione di intenti.
Qua non ci sono significati reconditi, messaggi trasmessi attraverso l'uso di scene spaventose e immagini raccapriccianti, all'opposto qui c'è l'horror inteso come puro intrattenimento, l'apoteosi di un genere che da sempre riscuote grandi consensi tra gli adolescenti, e che fu a cavallo tra gli anni '70 e '80 (soprattutto questo ultimi) il mezzo attraverso cui molti giovani si avvicinarono al cinema.
Poi i giovani sono cresciuti (la parola giusta sarebbe “invecchiati”) e tra questi i molti che hanno continuato ad amare il cinema hanno, come è giusto che sia, percorso altre strade.
Ma la passione per il terrore attraverso il grande schermo è rimasta.
Per questi motivi La Casa rappresenta qualcosa che trascende le intenzioni degli autori (che pure sul successo insperato ottenuto in quel lontano principio degli anni '80 hanno creato al loro fortuna personale) per diventare un simbolo, il simbolo di un modo di vivere e fare cinema.
 
La storia, verrebbe da dire, è quella classica, di un gruppo di amici che decide di trascorrere un week end di libertà in una casa isolata in un bosco.
Classica, dicevamo, sicuramente, ma solo dopo questo film. Perché questa pellicola realizzata con poche pretese (e con una in particolare, quella di divertire chi la faceva e di spaventare quelli che la guardavano, nell'ottica del meccanismo terrore = intrattenimento che ha fatto la fortuna di un genere, e che andrebbe analizzata in una sede più appropriata che non può essere costituita da queste brevi annotazioni) ha aperto una strada che negli anni a venire sarà percorsa da molti.
Ci troviamo insomma di fronte a una pellicola che, a distanza di trent'anni, non può essere valutata solo per quello che rappresenta di per se stessa ma per l'influenza che ha avuto su quello che è seguito dopo.
Probabilmente (per non dire sicuramente) ben oltre quelle che erano le reali intenzioni dei suoi autori.
C'è da dire, proprio in merito al film in questione, che quelli che potevano apparire come difetti o meglio limiti con gli anni non hanno inficiato sulla qualità complessiva. Anzi, dopo tanti anni La Casa mantiene una vivacità che lo rendono un prodotto assolutamente godibile dal pubblico, in barba a chi cerca di stendere la platea con sovrapposizioni di effetti speciali o storie intricate.
E se l'alba sembra poter scacciare i demoni evocati a causa di un libro malvagio (il Naturon Demonto, nome sotto cui si cela il Necronomicon di lovecraftiana memoria)  trovato nello scantinato, il finale che ribalta la certezza acquisita resta un piccolo colpo di genio, anche questo destinato a fare scuola.

Sulla trama

Voce sul nastro: “Ho trovato un volume che tratta delle antiche pratiche sepolcrali e delle cerimonie funerarie dei Sumeri. Si intitola, traducendo letteralmente, "il libro della morte".”

Ash
(Bruce Campbell): C'è qualcosa là fuori, quella strega nella cantina ne è solo una parte, quella cosa vive fuori nei boschi al buio, è qualcosa che vuole tornare dal mondo dei morti. ”

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