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Io e il vento

Regia di Joris Ivens, Marceline Loridan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Io e il vento

di yume
10 stelle

Une histoire de vent, girato in Cina con la compagna Marceline Loridan, fu il Leone d’oro alla carriera a Venezia 1988 di Joris Ivens.

 

 

Aveva 90 anni, il grande documentarista olandese, e con questo film uscì di scena dopo aver attraversato il secolo e il mondo intero, “segugio della realtà” dovunque ci fosse da capire, vedere, testimoniare, dall’Unione Sovietica di Stalin agli Stati Uniti di Roosevelt, dalla Cuba di Fidel Castro al Cile di Allende, dalla Cina di Chang Kai-Shek a quella di Mao Tse-Tung, e ancora in Viet-Nam e poi in Italia con Enrico Mattei, e  ancora ovunque.

Il mio problema è di essere dove succede qualcosa di importante per un futuro migliore del mondo” diceva.

Le musiche originali di Michel Portal accompagnano quest’ultima avventura, alla ricerca del “segreto del respiro del vento”.

E’ un addio al cinema e alla vita che ricorda la leggerezza e la forza evocativa di Sogni, l’addio di un altro grande vecchio del ‘900, Kurosawa Akira.

L’Uomo Anziano, che è l’eroe di questa storia, è nato alla fine del secolo passato in un paese dove gli uomini hanno sempre tentato di domare il mare e dominare il vento.

Ha percorso il XX secolo, con una cinepresa in mano, tra le tempeste della nostra storia.

Al tramonto della sua vita, a 90 anni, dopo essere sopravvissuto a tutte le guerre che ha ripreso, il vecchio cineasta parte per la Cina.

Ha maturato un progetto folle: catturare l’immagine invisibile del vento”

 Le pale di un mulino a vento che girano, panni stesi ad asciugare che svolazzano mentre l’erba ondeggia percorsa da prismi di luce, un bambino col suo aliante grida :“Mamma mi alzo in volo. Vado in Cina ”.

Deserto della Mongolia, il Vecchio è seduto di spalle su una sedia in campo lunghissimo, è solo sulla sommità di una duna.

Primo piano, volto rugoso, tanti, lunghi capelli bianchi e occhi che guardano, attenti.

Aspetta.Ascolta il bollettino meteo. Lungo elenco di disastri del vento, uragani , tempeste nel mondo.

Solo in Cina non c’è vento.

Tra il sole che sale all’orizzonte e il tramonto pensa alla leggenda dei 9 soli:

 “Nove soli minacciavano la terra. L’Imperatore Celeste ordinò a Hou Yi, l’arciere, di tirare 9 frecce. 9 soli morirono:la Terra e gli Uomini erano salvi”.

La carovana di tecnici  attraversa in controluce lo schermo lungo il crinale di dune, lo scenario è lunare, i colori delle piazze metafisiche di De Chirico.

 Il tendone è montato, si aspetta il vento, qualcuno sussurra che passeranno diversi giorni.

Sto cercando il segreto del vostro respiro, sono un vecchio asmatico” dice il Vecchio al vecchio Maestro di arti marziali che si muove nell’aria con gesti di danza.

“Il segreto del respiro sta nel ritmo del vento autunnale”.

 

Il Vecchio aspetta ancora il vento del deserto, una bambina lo guarda, il vento non arriva.

Inizia allora il viaggio della mente, e lo porta nello spazio, dentro il fantastico Voyage dans la lune di Georges Méliès, dove Chang, sposa dell’arciere che tirò le frecce sui 9 soli, gli racconta:

“ Un giorno mi venne a noia quel marito troppo severo. Presi l’elisir dell’eternità e salii verso la luna. Ahimè, purtroppo qui è ancora più noioso, nessun vento che mi carezzi, nessun soffio…nessun soffio…”

 Una coreografia di Shen Yun, la danza delle lunghe maniche fluttuanti, circonda il Vecchio che guarda dalla Luna la Grande Muraglia con il canocchiale che gli ha dato Chang.

Con il suo corpo vecchio e stanco, appoggiato al bastone o seduto sulla carrozzella, il Vecchio ora si muove fra immagini che si affollano come in un sogno, guidate da legami analogici sedimentati nella memoria.

Storia e leggenda convivono in box costruiti in studio, il rapporto tra realtà e rappresentazione, indagine mai interrotta nel suo cinema, diventa ora occasione di un gioco sorridente, che mescola maschere del teatro NÔ  al compagno di partito che parla dalla tribuna ai compagni operai, mentre frigorifero televisore e radio sono vicini al canto romantico della giovane contadina e ai volteggi di atleti agli anelli e al cavallo, musica new age e fast food si fondono con il coro dei giovani pionieri comunisti in un caleidoscopio di immagini e storie dell’uomo che rivivono mentre squarci improvvisi su tifoni, alluvioni e foreste pietrificate raccontano la storia eterna della Natura.

Il Vecchio guarda lo spettacolo grandioso, sembra impregnarsene, tende il lungo microfono verso l’orizzonte e raccoglie la voce del vento che arriva da tutti i punti del globo e canta il suo poema:

 

Sono il vento gelido della Sierra Madre

sono il canto di Moby Dick…

… ma mi desiderate…

in fondo ai mari del mondo.

 

Sono il vento dei campi di grano.

Rido, rido

rido tutta la giornata …

Sono il cerchio proibito.

 

Chi mi supera avrà il fiato mozzato.

Sono il föhn …

Sono il maestrale …

Il diavolo dell’Europa gotica …

 

Van Gogh tentò di dipingermi e impazzì …

In Tunisia sono il ghibli …

Sono il tornado del Nebraska …

… ma per tutti sono l’odioso Simoun.

 

Un giorno supererò il muro del suono.

Il bambino argentino capriccioso e crudele

Ahimè! Oramai il mio segreto

verrà taciuto.

 

Omaggio a coloro che detengono i segreti.

Sono l’amante effimero …

il balocco delle nuvole,

un sospiro nel cielo cinese.

 

Sono la moschea di Cadice,

sono io che allontano l’aria greve della notte,

sono il soffio del primo giorno della creazione

che galleggiava sulle acque.

 

Torna ora la storia dell’uomo nelle immagini in bianco e nero dell’invasione giapponese della Cina, girate da Ivens nel ’38, quindi una lunga ripresa aerea percorre la Grande Muraglia fatta costruire 200 anni prima di Cristo dall’Imperatore Qin Shi Huang, ma i 7000 guerrieri di terracotta custodi della sua tomba non sono a disposizione per le riprese per più di dieci minuti!

Con ironico garbo Ivens, grande Vecchio irriducibile, discute con gli arcigni custodi del Museo, ma nulla da fare.

E così, ancora una volta, il cinema costruirà una realtà nuova, perfino più vera: tutte le copie dei guerrieri in vendita nei mercatini  per turisti saranno  raccolte a suon di banconote e moltiplicate con specchi e, magia del cinema, i guerrieri cominceranno a marciare intonando il loro canto come una volta.

 Ma il vento non arriva, e lui  è lì con la sua sedia ad aspettarlo:

Siamo pazzi a fare un film sul vento! Ma è necessario lo stesso, filmare l’impossibile è il meglio della vita… ho già provato tutto per catturare, domare questo vento. Vedrai quando arriva … non sa cosa l’aspetta, adesso sembra dormire in qualche gola del deserto … qu’il viens! ”

Arriverà una donna anziana, una contadina sdentata, conosce un diagramma magico per far alzare il vento, vuole solo due ventilatori, e questi arrivano in groppa ad un buffo cammello.

E’ magia? Sì, certo, dice il giovane tecnico, lui non ci crede, ma Ivens sì, “adesso finalmente credo al magico, non è solo la scienza che fa tutto”.

Il suo viso s’illumina di un sorriso, è bello, giovane, felice, sa che ora arriverà il vento.

La donna traccia il diagramma misterioso sulla sabbia, il cielo precipiterà sulla terra, le nuvole saranno nere di rabbia, il vento soffocherà, distruggerà il deserto!

Vent, souffle fort!”  è il grido del vecchio.

 E il vento si alza , muove le dune, i suoi lunghi capelli bianchi, il vestito bianco della bambina e il suo foulard rosso.

Ora è tornata la vita, il Vecchio ha catturato il vento, l’ha fatto urlare e l’ha fatto fermare, può uscire di scena.

Come trasportato dal vento esce dal campo visivo sulla destra.

L’ultima magia del suo cinema si è compiuta.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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