Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Molti critici hanno definito il Suspiria di Luca Guadagnino un non remake di quello di Dario Argento perché a parte l'ambientazione e alcuni riferimenti oggettivi il film è una personale rilettura molto saccente e masturbatoria del regista. Altri critici lo hanno definito un non horror in quanto, a parte alcune scene, esce dai binari della paura più classica (sia come messa in scena che come impianto narrativo) per entrare nei meandri del dubbio e del misterioso tipo "Ma che cazzo sto vedendo?". Per quanto mi riguarda il Suspiria di Luca Guadagnino si può definire, cinematograficamente parlando, una PARACULATA. La sensazione che abbiamo è che lui usi in prestito il mondo di un cult come Suspiria per fare un film che nessun altro produttore avrebbe prodotto. La location cambia si passa da una Friburgo che sembra il bosco maledetto delle favole alla Berlino del 1977 (anno di uscita del film originale) una città divisa in due, una città molto fredda su cui incombono un muro enorme che fa da porta alla scuola di danza e la banda Baader-Meinhoff che rimbomba su tutti i televisori e radio. Infatti il film apre su una delle ballerine della scuola di danza sospettata di essere una terrorista di sinistra. Luca Guadagnino distribuisce i 152 minuti di film in sei capitoli e in un epilogo omaggiando la struttura narrativa alla Quentin Tarantino. E questi capitoli hanno dentro di se politica, storia, musica, danza. Personaggi inspiegabili e situazioni inverosimili. La paura è impalpabile la prima morte avviene dopo quasi un'ora ed è una delle cose più belle del film perché è fortemente coreografica. La scuola di danza come luogo della rinascita della strega Elena Markos viene subito svelata. Luca Guadagnino cerca di fare emerge il potere e la cattiveria femminile. Ogni donna nasconde una strega e il vero nemico non è il maschio, rappresentato inerme floscio e flaccido, ma è la strega che si cela in ogni donna. Il vero problema di questo film è che non porta a nulla. È sconclusionato, ha troppe chiavi di lettura che non portano a nessuna parte. La messa in scena è anche bella, la coreografia di Volk è ipnotica, Tilda Swinton è perfetta come Madame Blanche. Il film mi ha ricordato per molti tratti The Neon Demon di Winding Refn soprattutto nel finale ma se il delirio del regista danese era dichiarato, la messa in scena di Luca Guadagnino la trovo irrispettosa non tanto nei confronti di Dario Argento ma dei numerosi fan del film originale. Sono fermamente convinto che in parecchi abbiano fatto come il sottoscritto augurandogli la stessa morte di Flavio Bucci nell'originale. Voto 4
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