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Almost Dead

Regia di Giorgio Bruno vedi scheda film

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La recensione su Almost Dead

di Spaggy
7 stelle

In una situazione di emergenza, Bruno sottolinea come il mondo presenti una profonda spaccatura tra tutta l’umanità e l’oligarchia che ne decide le sorti. Si affida all'arte di arrangiarsi per mettere in scena in maniera più che convincente una situazione catastrofica: il poco budget a disposizione nel suo caso non è un limite ma un punto di forza

Hope si sveglia, di soprassalto. È imbavagliata e legata all’interno dell’abitacolo di un’automobile. Accanto a lei, al posto di guida, siede una donna all’apparenza senza vita. Pochi gli oggetti che possono tornarle d’aiuto: un telefono cellulare quasi scarico e una pistola sono gli unici due strumenti che, nel buio di una strada persa in mezzo a un bosco, possono regalarle la salvezza. Hope, però, non ricorda nulla di chi è, di cosa sta accadendo e soprattutto perché si trova lì, in mezzo al nulla. Non passa molto tempo prima che capisce di trovarsi in pericolo: la donna accanto a lei si risveglia, assetata di sangue, e tutt’intorno un clima di surreale orrore si rende palese. Orde di creature vogliono catturarla e metterle le mani addosso: in cerca di uno spiraglio di vita, tentano di impadronirsi dei suoi ultimi respiri. Un viso a lei familiare si avvicina e il mistero comincia pian piano a dipanarsi.

Aylin Prandi

Almost Dead (2016): Aylin Prandi

 

Grazie al telefono e alle chiamate che riceve, scopriamo che Hope è un medico e che il mondo è interessato da una pandemia causata da un misterioso virus. Il contagio è partito dalla Colombia e rapidamente ha raggiunto gli Stati Uniti prima di diffondersi in Europa e Asia. L’umanità dipende da un manipolo di scienziati che, come Hope, lavorano a un antidoto: tutti vorrebbero salvarsi e, come affetti da un avulso desiderio di sopravvivenza, hanno perso la ragione. In un clima di folle anarchia, i vivi sono divenuti alla stregua dei quasi morti: come loro, sono assetati di vita e per prolungare la propria sono disposti a divenire famelici lupi per coloro che hanno la chiave della salvezza. Le chiamate che si susseguono al cellulare permettono a Hope di ricostruire il puzzle della sua esistenza e di riappropriarsi del suo essere donna, madre e ricercatrice. Proprio quando realizza chi è, la quasi morta accanto a lei si risveglia e la morde, contagiando anche lei. Il siero che, secondo la sorella al telefono, dovrebbe avere con lei potrebbe salvarla ma i suoi ricordi a proposito latitano.

 

Realizzato nel 2016 dal siciliano Giorgio Bruno, Almost Dead arriva in sala tramite una nuova casa di distribuzione indipendente, la Talent Pictures, in un momento storico particolarmente adatto alla vicenda. Il mondo intero è alle prese con una situazione di panico, reale o mediatico, generata da un virus dal nome pressoché ironico, Corona. Mentre giornalmente seguiamo l’evolversi della presupposta pandemia, ci chiediamo tutti quanti cosa succederebbe all’umanità intera qualora questa non venga fermata in tempo. Chi è più intelligente sa che non si arriverebbe mai a un’apocalisse, confidando nel fatto che là dove il virus è nato è presente già l’antidoto: verrà fuori nel momento in cui i pochi eletti che governano realmente sulla Terra decideranno che l’attacco alla Cina potrà definirsi riuscito. Tornando al film di Bruno, possiamo dunque sottolineare quanto la situazione descritta sia realistica: non per quanto riguarda i non morti, ovviamente, ma per quanto concerne i temi trattati. Nella sua storia, a spingere alla riflessione sono appunto il tema del contagio e della paura che dilaga, della sopravvivenza e del potere di coloro che decidono a chi questa è riservata. In una situazione di emergenza, Bruno sottolinea come il mondo presenti una profonda spaccatura tra tutta l’umanità e l’oligarchia che ne decide le sorti. Nel suo caso, l’oligarchia è rappresentata dall’unità di emergenza che ha elaborato l’antidoto al misterioso virus. Hope, pur non ricordando dove lo abbia messo, ha con sé una boccettina di miracoloso siero che, se ingerita prima di mezz’ora dal contagio, potrebbe salvarla. Quella stessa boccettina è la chimera delle strane creature che la circondano, è l’oggetto del desiderio a cui tutta l’umanità anela.

 

Come in Locke di Steven Knight, l’azione è strettamente legata alle conversazioni telefoniche e all’immaginazione dello spettatore, chiamato a tramutare in immagini le parole. Lasciando al pubblico il compito di ricreare contesto, psicologie e colpi di scena, Bruno si affida alle mani della cantante francese Aylin Prandi, chiamata a reggere praticamente da sola le fila del racconto. Non è facile per un solo attore risultare credibile senza l’interazione con gli altri: la Prandi, grazie a una recitazione controllata e spesso in sottrazione, riesce a trasmettere il pathos e la confusione che la situazione richiede. È incredibile come il cinema italiano sappia valorizzare le doti dell’attrice, già sapientemente diretta tra gli altri da Pippo Mezzapesa nel sottovalutato Il paese delle spose infelici e da Saverio Di Biagio nell’incompreso Qualche nuvola.

 

Bruno, invece, si affida all'arte di arrangiarsi per mettere in scena in maniera più che convincente una situazione catastrofica: il poco budget a disposizione nel suo caso non è un limite ma un punto di forza. Ricorrendo alla maestria dell’artigianato, ricorda come in particolare l’horror e la fantascienza siano figli dell’abilità umana di creare dal nulla qualcosa che, pur non esistente nella realtà, diviene reale nelle sue conseguenze.

Almost Dead (2016): Trailer ufficiale italiano

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