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Doppio amore

Regia di François Ozon vedi scheda film

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Leo Maltin

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La recensione su Doppio amore

di Leo Maltin
6 stelle

Visto in lingua originale con sottotitoli

I credits iniziali c’informano che si tratta di un libero adattamento del romanzo “Vite dei gemelli” della scrittrice Joyce Carol Oates.

La storia della 25enne Chloé – una sensuale e bravissima Marine Vacth (in versione Jeanne d'Arc, nelle fattezze riunisce le precedenti apparse sullo schermo) – sembra uno dei celebri casi clinici trattati da Freud e sotto certi aspetti ricorda Sabina Spielrein, la donna che Jung ebbe in cura (soffriva di una grave forma d’isteria) e con cui intrattenne una relazione.

Con la disinvolta padronanza del linguaggio tecnico e un’audacia che talvolta sfiora il ridicolo involontario, Ozon affronta il tema del doppio aprendo la cassetta degli attrezzi della psicanalisi per usarli sulle due parti di una relazione medico-paziente: la ragazza (spesso riflessa su specchi, a sottolineare la frantumazione del suo io psichico), epigona di quella russa e frigida come Marnie (Hitchcock); i dottori ai quali lei, che possiede un gatto dalla bellezza ammaliante di nome Milou, si rivolge in tempi, modi e per motivi diversi.

Essi sono i gemelli Paul – il “piccolo” – Meyer (cognome materno, scelto per celare un oscuro passato) e Louis Delord – il Signore (come l’omonimo XIV, “Re Sole”, di cui si dice avesse un fratello identico a lui che teneva prigioniero alla Bastiglia: “L’uomo con la maschera di ferro”). Entrambi psicoterapeuti, benché d’indirizzo diverso, potrebbero essere i discendenti dei ginecologi Elliot e Beverley Mantle del film Inseparabili (Cronenberg), interpretati dal magnifico Jeremy Irons – anche qui il valido attore impegnato nel doppio ruolo ha lo stesso nome: Jérémie (Renier).

Ma l’incessante duplicazione disseminata lungo tutto il film, fertilissima ossessione cinematografica che il regista francese ri-prende da Brian De Palma (l’elenco dei titoli sull’argomento è comunque sterminato), risulta spesso un narcisistico esercizio intellettuale pregno di spericolati riferimenti clinici (l’inquietante threesome onirico, lo strap-on, altre scene di libido reale o in stato ipnagogico) quanto non sempre attendibili (certi risvolti medicali “poco ortodossi”, qualche cenno splatter).

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