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L'ora più buia

Regia di Joe Wright vedi scheda film

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La recensione su L'ora più buia

di genoano
5 stelle

Ritratto poco plausibile, sotto ogni punto di vista (storico, psicologico e cinematografico) di un titano del XX secolo, ridotto dal regista Wright a un mix di santo bevitore e Miss Marple. L'ora è buia, ma anche un po' ridicola, e neppure il grande Gary Oldman riesce ad accendere la luce. Voto 5 con molti meno.

Il notevole "La caduta-Gli ultimi giorni di Hitler" (2004) trasportava lo spettatore a pochi centimetri dal terribile Nerone del XX secolo mostrandocelo attraverso gli occhi di una persona qualsiasi, la sua segretaria; si poteva così intravedere, dietro alla maschera del tiranno sanguinario, un uomo stanco, debole, sconfitto, interpretato in maniera veramente memorabile da un magistrale Bruno Ganz. Lo stesso spunto segretaria-statista è alla base di "Darkest hour", in cui la bella Lily James, come nell'altro film citato fece l'altrettanto bella Alexandra Maria Lara, accorcia per noi le distanze di tempo e di spazio che ci separano da Winston Churchill consentendoci di incontrare idealmente il Cicerone del Secolo breve nel momento cruciale della sua vita, mentre combatte in Parlamento e nel Gabinetto di guerra con tenacia, sostenendo l'esigenza morale di lottare, costi quel che costi, per la libertà, con infuocate catilinarie contro il regime hitleriano che sono tra i più alti esempi di oratoria nella storia dell'umanità. Raccordare, consegnandoli anche alla storia del cinema, i due discorsi più celebri di Churchill, "lacrime e sangue" e "combatteremo sulle spiagge", è il vero merito di questo film, che fallisce sotto ogni altro aspetto. Per creare "drama" gli eventi politici vengono molto liberamente interpretati, peccato mortale in un biopic storico: la scelta della guerra ad oltranza era scontata, nella realtà, ma qui sembra che Churchill sia solo contro tutti; l'idea di presentarlo in siparietti da anzianotto energico ed arzillo (in vestaglia da notte, fuori dalla doccia a passo di carica etc.) per renderlo più simpatico mi ha ricordato la signora Marple nel film "Murder, she said" nell'interpretazione comica dell'impagabile Margareth Rutherford; lì Miss Marple si ostinava, avendo ragione, a sostenere che c'era stato un omicidio di cui nessun altro s'era accorto; qui Churchill/Oldman è l'unico a sostenere battagliero la necessità della guerra in una sorta di "War, he said". La favoletta del viaggio in metropolitana per tastare il polso al popolo ci mostra un incredibile Churchill giuggiolone che si commuove e cita i "Canti di Roma antica". Il rapporto complesso col Re diviene quasi un buddy movie dentro al movie, sino a sfociare in una evoluzione da "rimbombamici" degna della commedia "Ted". Infine, anche il maestro Oldman non ne esce tutto intero; azzecca la postura di sir Winston, e se si ascolta in lingua originale si ammira con quale perfezione ne abbia fatto suo il modo di parlare; ma non ricorda fisicamente nemmeno lontanamente l'originale, e non riesce a riprodurne mai le espressioni tipiche nè quel misto di aria di superiorità aristocratica e di atteggiamento beffardo che in ogni filmato e in molte foto storiche possiamo individuare; in breve, non è credibile, checchè ne pensino quelli che danno gli Oscar. D'altra parte l'Oscar è come qualsiasi altro premio : quando uno lo merita, non l'ottiene, salvo poi venire ricompensato, magari tanti anni dopo, quando se lo meritava di più qualcun altro, giusto per perpetuare all'infinito il ciclo dell'ingiustizia cosmica.

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