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3 giorni per la verità

Regia di Sean Penn vedi scheda film

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La recensione su 3 giorni per la verità

di dedo
8 stelle

Secondo film di Sean Penn, attore e regista indipendente, presentato alla  52° Mostra cinematografica di Venezia del 1995,  è un’opera drammatica  che affronta il tema delle diverse reazioni provate in uno dei più atroci eventi che l’uomo  può trovarsi costretto ad accettare: la morte di una figlia di sette anni a seguito di un incidente stradale, per colpa di un autista ubriaco. Scavando profondamente nella personalità sia dei genitori che dell’investitore, Penn racconta, con lucidità e sofferta partecipazione, quanto una persona si trasforma di fronte ad un evento di tale portata. La disgregazione fisica e psichica dei protagonisti è presentata intatta dopo 5 anni dall’evento, quasi a significare  che determinati modi di sentire incidono per sempre. “Niente sarà più come prima. E’ qualcosa dentro, è come se si perdesse una parte di noi stessi”. Il padre, Freddy Gale (Jack Nicolson) non riesce più a condurre una vita affettiva in seno alla famiglia, si separa dalla moglie, non segue più la crescita degli altri figli, non ha mai visto la tomba della figlia, conta i giorni che lo separano dalla uscita di prigione dell’investitore, sorretto dall’odio e con l’unico desiderio di vendicarsi, uccidendo il responsabile della morte della bambina. Conduce una vita squallida in locali di spogliarello,  più assente che mentalmente presente. Soddisfa i suoi desideri sessuali con amori mercenari. Segue malvolentieri anche il suo lavoro di piccolo gioielliere. La madre Mary (Anjelica Huston) frequenta sedute psichiatriche di gruppo, si è costruita un’altra famiglia dovendo pensare agli altri figli, è sconvolta ma riesce a contenersi per il carico familiare, passa il tempo libero presso la tomba della figlia. L’investitore John Booth (David Morse) sconta 5 anni di carcere, oppresso dal rimorso, costantemente presente ed opprimente tanto da autopunirsi e rifiutare l’idea di ricostruirsi una nuova vita, rinunciando anche ad un possibile amore. Non riesce più ad interessarsi a quanto lo circonda, è incapace di pensare ad altro, ricorda perfettamente che la bambina investita, nelle sue ultime parole, si rivolgeva a lui chiedendo scusa per non aver guardato prima di attraversare la strada e questo lo deprime aggravandogli il senso di colpa. E’ consapevole che la sua responsabilità nell’incidente non sarà cancellata dalla prigione e non oppone resistenza a Gale quando lo va a trovare per ucciderlo. Ma Gale, ubriaco e sbadato, concede tre giorni di rinvio all’esecuzione. Tre giorni che sono sufficienti per una catarsi di ambedue e, se anche il finale appare scontato, tuttavia gli stati d’animo descritti sono intensi, ottimamente rappresentati dalle recitazioni superbe dei tre attori principali. Se il ritmo del film appare lento, questo, a mio avviso, è voluto dal regista a significare che sentimenti di rancore, di grande sofferenza interiore, di rimorso non sono misurabili in giorni, ma in anni, riguardano gli uomini di tutte le razze e di tutte le latitudini. Da segnalare l’ottima scenografia dello stesso Penn (in collaborazione con Russell Clark) e la fotografia eccellente di Vilmoz Zsigmond (le inquadrature degli sguardi e soprattutto degli occhi sarebbero sufficienti per descrivere il senso del film). Eccellente anche la colonna sonora  di Jack Nitzsche: struggente la canzone “Missing” cantata da Springsteen. Un Penn maturo in grado di imbastire un film senza tempo, che non verrà mai considerato datato, ma sempre attuale. Voto 8,5

Sulla colonna sonora

Straordinariamente efficace ed ottimo supporto del tessuto narrativo

Cosa cambierei

Niente

Su Sean Penn

Notevole, efficace, lucida, priva di retorica e di inutili orpelli

Su Jack Nicholson

Superba, Una delle sue migliori prestazioni attoriali. Capace di dare vita ad un personaggio in preda ad uno stato mentale che lo ha invaso completamente senza permettergli spiragli di apertura verso l'ambiente.

Su Anjelica Huston

Dal volto di pietra, gli occhi fissi nel ricordo straziante, ma con il volto rigato dalle lacrime. Dolore e dovere resi vividi da una prestazione di grande capacità artistica. Grandiosa

Su David Morse

E' un attore il stato di grazia presentandoci vividamente il rimorso ed il senso di colpa in una prova eccellente

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