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Copycat - Omicidi in serie

Regia di Jon Amiel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Copycat - Omicidi in serie

di axe
7 stelle

La dottoressa Helen Hudson, psicologa con particolare esperienza nel campo dei serial killer, è aggredita, dopo aver tenuto una conferenza, dallo psicopatico Daryll; nel corso dell'azione violenta, perde la vita un poliziotto. La donna riesce a salvarsi, ma rimane tanto scossa da doversi ritirare dalla "prima linea". Dopo alcuni mesi, la vediamo costretta in casa dall'agorafobia, schiava dell'alcool e degli psicofarmaci. Nonostante le sue condizioni, i detectives Mary Jane e Ruben si rivolgono a lei per ottenere aiuto nell'individuazione di un particolare serial killer. Appare ben presto evidente che l'assassino imita, nel commettere i suoi crimini, alcuni suoi illustri predecessori. Vi è, inoltre, un particolare legame tra l'ignoto killer e la stessa Helen, nuovamente trascinata in un vortice di dolori e violenza. Copycat è un appassionante film poliziesco con elementi thriller. Nonostante il colpevole sia reso noto allo spettatore da molto prima dell'epilogo, rimane da sciogliere il mistero del legame tra l'assassino e Daryll, il quale, benchè nel frattempo in carcere, ha acquisto eccezionale notorietà. Intrecciate alla vicenda principale - la "lotta" tra il serial killer ed i protagonisti dell'indagine -  sono le storie dei tre e dei loro "mondi". Mary Jane e Ruben hanno alle spalle un distretto di polizia. Lo sceneggiatore dà spazio a descrizioni delle sue dinamiche interne, dei rapporti - non sempre sereni e spesso irrisolti - tra colleghi, ed a drammi, come la morte di uno di loro per un evento scollegato dalla vicenda principale. Helen Hudson (una convincente Sigourney Weaver) vive segregata in casa; l'unica persona che le fa compagnia è Andy, un assistente personale. Ogni suo altro rapporto è gestito tramite computer dotati di una connessione internet, strumenti che la studiosa sa ben padroneggiare e che si rivelano molto importanti per l'evoluzione del racconto. Di fatto, è lei la vera prigioniera, perchè resa tale dalle psicosi, e non l'uomo che, pur da dietro le sbarre, continua ad essere, in un certo qual modo, impegnato in una sfida contro Helen. E' possibile ravvisare in questa dinamica un intento di denuncia sociale. Ad un uomo resosi autore di gravi crimini sono concesse attenzione e fama, in virtù della sua scelta di pubblicare un libro in grado di soddisfare le morbose curiosità delle masse; una delle sue vittime, è costretta a vivere in solitudine e disagio, nel disinteresse generale. Del thriller, quest'opera ha la tipica tensione e le atmosfere. Oltre a Sigourney Weaver, degna di nota è Holly Hunter, nelle vesti di May Jane. La curiosità dello spettatore non può che essere stimolata dalla ricostruzione dei crimini di celebri serial killer, dei quali sono svelati molti dettagli. Ma l'opera è in grado di vivere di "vita propria", per la ricchezza di elementi che integra. Si racconta di morte, ma anche di amore; lucida follìa, combattuta da una determinata razionalità. Le atmosfere "morbose" di alcune sequenze si alternano a momenti di relativa serenità, che mostrano l'alacre lavoro degli investigatori. Un'ulteriore caratteristica che ho apprezzato, è la scelta di non esagerare con dettagli macabri o sequenze sanguinose, ben dosati in rapporto alle esigenze di trama.

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