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Il prigioniero dell'isola degli squali

Regia di John Ford vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il prigioniero dell'isola degli squali

di sasso67
8 stelle

L’attore John Wilkes Booth, fuggendo dal teatro nel quale aveva appena assassinato il presidente americano Lincoln, si ruppe una gamba. Nella notte, giunse all’abitazione di un giovane medico di campagna, Samuel Mudd, che lo curò senza riconoscerlo. Il giorno successivo, il medico fu arrestato come complice dell’omicida di Lincoln, il quale era stato a sua volta ucciso durante una sparatoria con i soldati che lo inseguivano. Ritenendo che non era verosimile che Mudd non avesse riconosciuto Wilkes Booth, poiché lo stesso dottore aveva ammesso di averlo visto più volte recitare in palcoscenico (un po’ come se oggi Johnny Depp sparasse a Obama), il medico, sudista e schiavista, fu riconosciuto colpevole durante un processo farsa (dove si difese sostenendo che l’assassino del presidente non poteva prevedere di rompersi una gamba) e condannato al carcere perpetuo su un’isoletta riarsa al largo della Florida. Il film di Ford è tra i suoi meno noti al grande pubblico, ma non lo potrei definire un film minore, poiché contiene in sé molti degli elementi che costituiscono l’essenza dell’americanesimo. Per di più, la parabola è a lieto fine, sia perché la vera vicenda di Mudd si concluse positivamente, con la concessione della grazia per i meriti eroici acquisiti dal medico, sia perché la sua storia personale doveva simboleggiare la rinascita degli Stati Uniti d’America dopo la guerra fratricida. Il sangue di Lincoln e dei caduti in battaglia doveva costituire il cemento per la nuova concordia tra americani del nord e del sud. Ma Ford ci fa vedere anche il lato cattivo dei buoni, cioè dei nordisti, che formalmente erano entrati in guerra per difendere l’abolizione della schiavitù dei negri. E proprio questi ultimi cominciano ad essere presenti nelle cosiddette istituzioni, anche se, all’inizio esse sono costituite soprattutto dall’esercito e dal personale di polizia. La regia robusta di Ford fa passare in secondo piano anche una rappresentazione piuttosto macchiettistica degli uomini di colore, di recente liberati.

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